O Dio, che hai fatto risplendere la tua gloria nella vita e nella morte, rinnova in noi i prodigi della tua grazia, perché nè morte nè vita ci possano mai separare dal tuo amore.
In favore dei defunti, e applicabile soltanto ad essi, si può lucrare un indulgenza plenaria o parziale visitando il cimitero e pregando per i defunti, nei giorni dal 1-8 novembre. Nella nostra chiesa monastica questo privilegio, per una concessione pontificia, viene esteso fino al 11 novembre. Il "Perdono" si concluderà con la processione che salirà per le vie del paese fino alla Chiesa monastica dove verrà celebrata la messa.
Canonizzando alcuni fedeli, ossia proclamando solennemente che tali fedeli hanno praticato in modo eroico le virtù e sono vissuti nella fedeltà alla grazia di Dio, la Chiesa riconosce la potenza dello Spirito di santità che è in lei, e sostiene la speranza dei fedeli offrendo loro i santi quali modelli ed intercessori.
E che cosa dire ancora della sua morte, mentre possiamo dimostrare con l'esempio divino che la morte sola ha conseguito l'immortalità e che la morte stessa si é redenta da sé? La morte allora, causa di salvezza universale, non é da piangere. La morte che il Filgio di Dio non disdegnò e non fuggì, non é da schivare. A dire il vero, la morte non era insita nella natura, ma divenne connaturale solo dopo. Dio infatti non ha stabilito la morte da principio, ma la diede come rimedio. Fu per la condanna del primo peccato che cominciò la condizione miserenda del genere umano nella fatica continua, fra dolori e avversità. Ma si doveva porre fine a questi mali perché la morte restituisce quello che la vita aveva perduto, altrimenti, senza la grazia, l'immortalità sarebbe stata più di peso che di vantaggio.
L'anima nostra dovrà uscire dalle strettezze di questa vita, liberarsi delle pesantezze della meteria e muovere verso le assemblee eterne. Arrivarvi é proprio dei santi.