Liturgia della Settimana

preparata dai giovani monaci del monastero di S.Vincenzo Martire, Bassano Romano (VT)  
06 - 12 Novembre 2005
Tempo Ordinario XXXII, Colore verde
Lezionario: Ciclo A | Anno I, Salterio: sett. 4

Commento alle Letture

Martedì 08 novembre 2005

La salvezza dei giusti viene dal Signore.

La salvezza è il dono supremo che Dio ha offerto agli uomini con l'immolazione sulla croce del suo Figlio; è quindi un dono gratuito di grazia. Il richiamo di questo brano del Vangelo è quindi quello di considerarsi dei servitori e dei salvati, di non vantarsi e di non accampare pretese su nessuno, di non fondarsi sui propri meriti. Il fedele nei confronti del suo Dio sceglie un comportamento di totale disponibilità, senza calcoli o contratti. Alla stessa maniera nella comunità cristiana nessuno deve esigere prestigio o dignità maggiore perché ha offerto prestazioni maggiori. Tutti devono riconoscere di essere "servi inutili", sereni e felici di potere donare, amare e sacrificarsi per Dio e per gli altri senza la logica ferrea del capitalismo produttivo. All'origine del comportamento cristiano sta l'apparizione della "grazia di Dio, apportatrice di salvezza per tutti gli uomini". La morale del Cristiano ha la sua sorgente nel mistero di Gesù che ha rinnovato l'uomo. La nostra condotta manifesta questa grazia. Due pericoli incombono sulla nostra vita e sui nostri comportamenti: il rischio di ritenerci salvatori di noi stessi, dimenticando l'indispensabile ed umile ricorso al vero ed unico Salvatore e l'inganno dei falsi salvatori, dei falsi profeti del nostro tempo che vorrebbero convincerci che salvezza si identifichi con piacere e potere o ancor peggio nell'adesione alle diverse ideologie.


Apoftegmi - Detti dei Padri

Signore, abbi pietà di me peccatore!

Questa formula è la base della "Preghiera di Gesù", recitata in continuo da tutti nell'ambito del monachesimo orientale.

Dalla Regola del nostro Santo Padre Benedetto

I FRATELLI CHE NON VANNO MOLTO LONTANO

I fratelli che sono inviati fuori per una qualsiasi incombenza e prevedono di poter ritornare al monastero in giornata, non ardiscano mangiare fuori, anche se sono invitati con insistenza da qualcuno, a meno che non abbiano l'autorizzazione dal loro abate. Se agiranno diversamente, siano scomunicati.

Cap.51,1-3.