La salvezza è il dono supremo che Dio ha offerto agli uomini con l'immolazione sulla croce del suo Figlio; è quindi un dono gratuito di grazia. Il richiamo di questo brano del Vangelo è quindi quello di considerarsi dei servitori e dei salvati, di non vantarsi e di non accampare pretese su nessuno, di non fondarsi sui propri meriti. Il fedele nei confronti del suo Dio sceglie un comportamento di totale disponibilità, senza calcoli o contratti. Alla stessa maniera nella comunità cristiana nessuno deve esigere prestigio o dignità maggiore perché ha offerto prestazioni maggiori. Tutti devono riconoscere di essere "servi inutili", sereni e felici di potere donare, amare e sacrificarsi per Dio e per gli altri senza la logica ferrea del capitalismo produttivo. All'origine del comportamento cristiano sta l'apparizione della "grazia di Dio, apportatrice di salvezza per tutti gli uomini". La morale del Cristiano ha la sua sorgente nel mistero di Gesù che ha rinnovato l'uomo. La nostra condotta manifesta questa grazia. Due pericoli incombono sulla nostra vita e sui nostri comportamenti: il rischio di ritenerci salvatori di noi stessi, dimenticando l'indispensabile ed umile ricorso al vero ed unico Salvatore e l'inganno dei falsi salvatori, dei falsi profeti del nostro tempo che vorrebbero convincerci che salvezza si identifichi con piacere e potere o ancor peggio nell'adesione alle diverse ideologie.
Signore, abbi pietà di me peccatore!
I FRATELLI CHE NON VANNO MOLTO LONTANO I fratelli che sono inviati fuori per una qualsiasi incombenza e prevedono di poter ritornare al monastero in giornata, non ardiscano mangiare fuori, anche se sono invitati con insistenza da qualcuno, a meno che non abbiano l'autorizzazione dal loro abate. Se agiranno diversamente, siano scomunicati.