Il motivo più importante per riproporre con forza la pratica del Rosario è il fatto che esso costituisce un mezzo validissimo per favorire tra i fedeli quell'impegno di contemplazione del mistero cristiano che ho proposto nella Lettera apostolica Novo millennio ineunte come vera e propria 'pedagogia della santità'. Mentre nella cultura contemporanea, pur tra tante contraddizioni, affiora una nuova esigenza di spiritualità, sollecitata anche da influssi di altre religioni, è più che mai urgente che le nostre comunità cristiane diventino «autentiche 'scuole' di preghiera». Il Rosario si pone nella migliore e più collaudata tradizione della contemplazione cristiana. Sviluppatosi in Occidente, esso è preghiera tipicamente meditativa e corrisponde, in qualche modo, alla «preghiera del cuore» o «preghiera di Gesù» germogliata sull'humus dell'Oriente cristiano.
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Canonizzando alcuni fedeli, ossia proclamando solennemente che tali fedeli hanno praticato in modo eroico le virtù e sono vissuti nella fedeltà alla grazia di Dio, la Chiesa riconosce la potenza dello Spirito di santità che è in lei, e sostiene la speranza dei fedeli offrendo loro i santi quali modelli ed intercessori.
Quella pace che fu data per mezzo degli angeli all'uomo, quella pace che fu dipinta in spirito nei profeti, e fu mostrata negl'apostoli in mistero, e fu trovata dai giusti nelle parabole, e la trovarono i santi nell'arcano, e la videro i sacerdoti in immagine, e i re la ricevettero con adorazione, e la videro i bambini nel grembo e gli anziani la compresero nel segreto, ed anche i giudici la presero con timore; questa (pace) sia con noi e fra di noi, tutti i giorni, per la preghiera dei santi martiri per sempre, Amen.