Nella prima lettura, dalla Lettera agli Ebrei, finalmente arriviamo al nucleo centrale cioè al valore dell’autodonazione di Gesù. Infatti, Gesù con la sua libera offerta, ha portato a compimento il disegno di Dio. “Ecco io vengo Signore, per fare la tua volontà”. Qui è evidente che Gesù è totalmente aperto a suo Padre e a Lui si affida. Quindi anche noi, liberati dal Sangue di Cristo, apriamoci a Dio ed egli ci colmerà della sua santità. Nel breve Vangelo di oggi, la reazione di Gesù sembra metterci in crisi: “Giunsero sua madre e i suoi fratelli e, stando fuori, lo mandarono a chiamare. Tutto attorno era seduta la folla e gli dissero: «Ecco tua madre, i tuoi fratelli e le tue sorelle sono fuori e ti cercano»”. Penso che sia naturale andare incontro ai famigliari e amici perché hanno spesso la precedenza. Ma Gesù risponde in un modo inaspettato: «Chi è mia madre e chi sono i miei fratelli?». Girando lo sguardo su quelli che gli stavano seduti attorno, disse: «Ecco mia madre e i miei fratelli! Chi compie la volontà di Dio, costui è mio fratello, sorella e madre»”. Potrebbe sembrare una scortesia nei confronti dei suoi, in realtà Gesù non nega i rapporti famigliari ma li relativizza. Quello che conta è la volontà di Dio che egli rivela con i suoi gesti e con la forza della sua parola. Quanti ascoltano e compiono questa volontà di Dio costituiscono la sua famiglia. Ogni volta che cerchiamo di ascoltare e mettere in pratica la Parola, entriamo nella stessa dimensione di Maria, dei santi e di tutti coloro che per primi hanno fatto della loro vita, il “fare la volontà di Dio”. Signore, aiutaci sempre a compiere la tua volontà nella nostra quotidianità. Amen!
Chi è il monaco? E' monaco colui che da tutto è separato e a tutti è armoniosamente unito.
CONVOCAZIONE DEI FRATELLI A CONSIGLIO In ogni cosa poi tutti seguano la Regola come maestra e nessuno ardisca temerariamente allontanarsene. Nessuno in monastero segua le inclinazioni del proprio cuore; né alcuno abbia l'ardire di contendere ostinatamente con il proprio abate dentro o fuori del monastero; chi lo osasse, sia sottoposto alla disciplina regolare. L'abate però, da parte sua, faccia tutto nel timor di Dio e nell'osservanza della Regola, sapendo che di tutti i suoi giudizi dovrà senza dubbio rendere conto a Dio, giustissimo giudice.
Quando poi nel monastero si devono trattare questioni di minore importanza, l'abate si serva soltanto del consiglio degli anziani, poiché sta scritto: «Fa' tutto con il consiglio e dopo non te ne pentirai» (Sir 32,24).