Liturgia della Settimana

preparata dai giovani monaci del monastero di S.Vincenzo Martire, Bassano Romano (VT)  
26 Aprile - 02 Maggio 2020
Tempo di Pasqua III, Colore bianco
Lezionario: Ciclo A, Salterio: sett. 3

Commento alle Letture

Martedì 28 aprile 2020

Il “Segno” e il “Pane”.

Ci lasciamo illuminare ancora dalla sapienza di Stefano, il protomartire: egli in tono accusatorio ci parla di testardàggine, di durezza di cuore e di spirituale sordità. Significa il rifiuto della verità, significa opporre resistenza allo Spirito Santo. Un peccato questo che ci carica di pesanti e gravissime responsabilità. Così, lontani da Dio, ci si immerge nell’errore e ci si cala nei meandri del male fino a diventare traditori e uccisori dello stesso Cristo, dei profeti e nei secoli, di una schiera innumerevole di giusti. Emerge così il violento contrasto tra i persecutori e le loro vittime: Stefano pieno di Spirito Santo vede i cieli aperti e Gesù che sta alla destra del Padre nella gloria di Dio; gli anziani, gli scribi e tutti i violenti come loro, che invece schiamazzano e gridano tutta la loro malvagità e sentenziano la morte con ingiusta sentenza condannando alla lapidazione il fedele discepolo di Cristo. Egli sotto la violenza delle pietre imita Gesù: nell’intensa preghiera a Lui affida il suo spirito e come Lui proferisce il perdono ai suoi uccisori. Al salmo responsoriale oggi anche noi diremo più volte: “Alle tue mani, Signore affido ilo mio spirito”. Il segno della croce continua nella Chiesa e nel mondo come un memoriale; continua a ripetere nelle membra di Cristo la suprema testimonianza dell’amore, l’eroica adesione all’unica Chiesa e l’incondizionata fedeltà all’unica fede nel Risorto. Il segno della croce che trova la sua pienezza in Cristo pane di vita! Alimento con cui Egli assorbe la nostra debolezza, fortifica il nostro spirito, fa di noi creature nuove. Questa è l’”opera” che Gesù Messia è venuto a compiere e questo è il “segno” per eccellenza, la suprema testimonianza di amore che dovrebbe tutti convincere. Gesù afferma con vigore: «In verità, in verità vi dico che non Mosè vi ha dato il pane che viene dal cielo, ma il Padre mio vi dà il vero pane che viene dal cielo, quello vero; il pane di Dio è colui che discende dal cielo e dà la vita al mondo». Allora gli dissero: «Signore, dacci sempre questo pane». Che sia anche il nostro desiderio, la nostra preghiera e l’anelito costante della nostra vita.


Apoftegmi - Detti dei Padri

La buona educazione non consiste nel non versare la salsa sulla tovaglia, ma nel mostrare di non accorgersi se un altro lo fa.


Dalla Regola del nostro Santo Padre Benedetto

QUELLI CHE SBAGLIANO IN UNA QUALSIASI ALTRA COSA

Se qualcuno, mentre compie un lavoro qualsiasi - in cucina, nella dispensa, nei vari servizi, nel mulino, nell'orto o nell'esercizio di qualche arte o in qualunque altro luogo - commette fallo, o rompe o perde qualche attrezzo, oppure manca in qualsiasi altra cosa ovunque si trovi, e non si presenta subito davanti all'abate e alla comunità per fare spontaneamente la soddisfazione e manifestare la sua mancanza, quando questa sarà riferita da altri, venga sottoposto a più severo castigo. Se però si tratta di un peccato nascosto nel segreto della coscienza, lo si manifesti soltanto all'abate o ai seniori spirituali, che sappiano curare le piaghe proprie e le altrui, senza svelarle e renderle di pubblico dominio.

Cap.46,1-5.