Santa Vergine Caterina, e il vangelo che nell'immagine delle vergini, ci rappresenta la grande santa senese, come la vergine saggia e prudente, che, in attesa dell'incontro con lo Sposo divino, ha preso con se la lampada e si è munita di olio. Possiamo intravedere nella parabola evangelica tutte le preclari virtù che hanno adornata la patrona della nostra patria. Lei è la donna sapiente, che ha compreso appieno l'essenza della religiosità autentica: ha dedicato tutta la sua vita ad un incontro personale con Cristo, si è lasciata umilmente illuminare dalla luce radiosa dello Spirito Santo e ha trovato nell'amore al Signore la realizzazione piena della sua vita. Abbondando così di olio, ha tenuto costantemente accesa la sua lampada, anche nel cuore della notte, e ha saputo irradiare la sua luce a tutto il mondo ecclesiastico e civile del suo tempo. Aveva appreso la vera sapienza e la vera prudenza, non dai libri, ma dal cuore stesso del suo Sposo divino, dalla fonte stessa della verità e della vita. Si è trovata pronta all'incontro con lui e la lampada luminosissima della sua vita, ha riflesso luce ovunque e a tutti. Ha squarciato le tenebre della notte del suo tempo e ancora ai nostri giorni, con i suoi scritti, con i suoi esempi con la sua intercessione irradia luce di sapienza, ci si mostra come modello sublime di vita e come celeste patrona. Lei ci ricorda che è da stolti restare senz'olio, affondare nel buio e mancare all'appuntamento con il Signore. Ci indica ancora la fonte inesauribile della vera sapienza e soprattutto alle donne di ogni epoca, addita i motivi profondi per affermare e difendere la propria dignità. Indica a tutti di non cedere alla facile tentazione di confidare nelle proprie forze per non cadere nell'illusione di un superficiale perbenismo. Restare al buio e privi di olio, vedersi esclusi dal convito dello sposo per un colpevole ritardo è un grave peccato che guasta la vita di molti. Essere sempre pronti, con le lampade accese è la virtù del viandante sapiente e saggio, è la virtù del cristiano vero.
Alcuni anziani si recarono in visita da Abba Poemen e chiesero: "Secondo te, quando in chiesa sorprendiamo i nostri fratelli a sonnecchiare, è opportuno pizzicarli per farli svegliare?". L'anziano rispose: "Se vedessi un fratello sonnecchiare, gli appoggerei la testa sulle mie ginocchia e lo lascerei riposare".
IL SEGNALE PER L'ORA DELL'UFFICIO DIVINO La cura di dare il segnale per l'Ufficio divino di giorno e di notte l'abate la prenda lui personalmente, oppure la affidi a un fratello molto sollecito, in modo che tutto si compia alle ore stabilite. In quanto ai salmi e alle antifone, le cantino da soli dopo l'abate soltanto i fratelli che ne hanno avuto il compito, seguendo il loro turno. E non ardisca cantare o leggere se non chi è in grado di compiere tale ufficio in modo da edificare chi ascolta; e ciò sia fatto con umiltà e gravità e riverenza; e soltanto da chi ne abbia avuto l'incarico dall'abate.