Liturgia della Settimana

preparata dai giovani monaci del monastero di S.Vincenzo Martire, Bassano Romano (VT)  
29 Maggio - 04 Giugno 2011
Tempo di Pasqua VI, Colore bianco
Lezionario: Ciclo A, Salterio: sett. 2

Commento alle Letture

Venerdì 03 giugno 2011

La gioia di Cristo e quella del mondo.

Quante volte ci assale la tentazione di credere che coloro che vivono lontani da Dio e camminano per i propri sentieri, ignari di ogni norma, incuranti di qualsiasi legge, siano più felici di noi e vivano la vera libertà. L'allegria del mondo, per quanto falsa ci possa apparire, ci affascina comunque. Il tutto e subito può anche dare l'illusione dell'onnipotenza. Se proviamo però a scrutare con maggiore intelligenza non ci vuole molto a scoprire che sotto le mentite spoglie di una superficiale allegria si nasconde il vuoto di una profonda insoddisfazione. Gesù predìce ai suoi: "Il mondo si rallegrerà, voi sarete afflitti". Sùbito però aggiunge: "Ma la vostra afflizione si cambierà in gioia". Solo nella prospettiva futura emergerà la verità. Il travaglio della vita è paragonato al travaglio del parto, che è motivo di momentanea sofferenza per la madre. Poi la gioia della maternità fa dimenticare la sofferenza passata. Appare abbastanza evidente che Gesù ci voglia ricordare la sua crudelissima passione per farci comprendere e godere della gioia della sua risurrezione. Il suo percorso ora è la nostra via: anche noi dobbiamo portare inevitabilmente i nostri pesi, anche quelli che ci recano dolore e ci inducono al pianto, ma non possiamo e non dobbiamo mai dimenticare che quei pesi, portati con Cristo e offerti a lui, costituiranno la nostra forza per risorgere. Con quei pesi costruiamo i nostri calvari, sono sacchi di terra arida e riarsa, che irrorata dal divino redentore, diventa terra fertile, dove alberi frondosi crescono fecondi. I sacchi di terra arida, che invece rimangono sulle spalle degli uomini, perché ignari di Cristo e della sua croce, sempre più pesanti, finiscono per farli stramazzare e diventare così la tomba buia di ognuno e lì è la più profonda tristezza. È l'inferno costruito dalle mani degli uomini. La nostra gioia invece la viviamo prima nella fede e nella speranza cristiana e poi nella patria beata. Nell'attesa dobbiamo esercitare la virtù della pazienza e alimentarci di comunioni con Cristo, quelle così intense che ci anticipano sin da ora la gioia futura.


Apoftegmi - Detti dei Padri

Un fratello domando all'anziano: "Come entra nell'anima il timore di Dio?". Disse l'anziano: "se l'uomo è umile, povero, e se non giudica gli altri, il timore di Dio entra in lui".


Dalla Regola del nostro Santo Padre Benedetto

I MONACI PELLEGRINI

Inoltre se l'abate lo giudica degno, potrà assegnargli un posto più elevato. E questo non valga solo per un monaco, ma anche per uno che provenga dai sopraddetti gradi dei sacerdoti e dei chierici: cioè, se l'abate vede che la loro condotta lo merita, potrà elevarli a un posto superiore a quello dovuto per l'ingresso in monastero. L'abate però si guardi bene dall'ammettere nella propria comunità un monaco di altro monastero conosciuto, senza il consenso o le lettere commendatizie del suo abate, perché sta scritto: «Non fare agli altri quello che non vuoi sia fatto a te» (cf. Tb 4,16; Mt 7,12).

Cap.61,11-14.