Scrive l'evangelista Luca: Pietro si avvicinò a Gesù e gli disse: "Signore, quante volte dovrò perdonare al mio fratello, se pecca contro di me? Fino a sette volte?". E Gesù gli rispose: "Non ti dico fino a sette, ma fino a settanta volte sette". Questa risposta spezza di colpo a Pietro e a noi il nostro... generoso perdono, perché nella mente di Gesù "settanta volte sette" significa sempre. Il perdono che propone Gesù non è questione di poche o di molte volte, si dovrà perdonare sempre; altro che la magnanimità di Pietro! Ci troviamo con questo brano nel cosiddetto "discorso ecclesiale, comunitario", dove Gesù rivolge agli apostoli e a quanti vi apparteranno tutte le disposizioni con le quali si dovrà regolare la loro vita comunitaria. E' molto prezioso questo insegnamento del Signore che egli esemplifica con la nota parabola dei due debitori. Perdonare è conservare la possibilità di rapporti aperti verso coloro che hanno chiuso con noi, perché ci hanno fatto del male. In questo senso, perdonare è imitare Dio. Rimane aperta così l'offerta della vita, della cordialità ferita, del dialogo faticoso, ma non impossibile. Perdonare richiede molta forza, a volte vera morte di sé per chi lo dona e vita genuina per chi non ha saputo rispettare la dignità del fratello. E' molto importante rivivere la parabola dei due debitori, misurarci sulla nostra capacità di perdono o sulla nostra triste capacità di malevolenza. Se ci misurassimo sul quanto o sul come, saremmo fuori da questa dinamica possibilità di ricuperare quanto si è perduto. La nostra attenzione deve riferirsi solamente al nostro rapporto con Dio. La misericordia senza misura del Padre, che in Cristo ci ha donato tutto e tutto ancora ci donerà, sollecita ora e maturerà nel tempo (non è cosa immediata), la nostra misericordia, la nostra condiscendenza verso chi... ci ha osato tanto.
Un anziano disse: «Lo sforzo e la sollecitudine di non peccare hanno un solo scopo: non scacciare dalla nostra anima Dio che vi abita».
LA SCOMUNICA PER LE COLPE Se un fratello si mostra ribelle o disobbediente o superbo o mormoratore o contrario a qualche punto della santa Regola e alle disposizioni degli anziani, e per di più anche sprezzante, costui sia ammonito in segreto dai suoi superiori una prima e una seconda volta, secondo il comandamento di nostro Signore (cf. Mt 18,15-17). Se non si corregge, sia ripreso pubblicamente davanti a tutti. Se neppure così si sarà emendato, sia sottoposto alla pena della scomunica, se è capace di comprenderne la portata; se invece non è sensibile ad essa, sia punito con un castigo corporale.