Liturgia della Settimana

preparata dai giovani monaci del monastero di S.Vincenzo Martire, Bassano Romano (VT)  
17 - 23 Ottobre 2004
Tempo Ordinario XXIX, Colore verde
Lezionario: Ciclo C | Anno II, Salterio: sett. 1

Commento alle Letture

Giovedì 21 ottobre 2004

Sono venuto a portare il fuoco sulla terra

L'urgenza che sulla terra arda il fuoco dell'Amore di Dio, si fa sentire oggi, in modo forte e chiaro nella parole di Gesù. Lui è venuto a portare quel fuoco che per essere acceso deve scaturire dalla sua morte sul legno della croce.
In virtù del battesimo di fuoco che ha affrontato Gesù, il nostro uomo interiore è stato purificato e salvato, "Con lui siete stati sepolti nel battesimo in lui anche siete stati insieme risuscitati" (Col 2,12).
Questo fuoco ricevuto nel battesimo arde oggi nel mio cuore? O ne è rimasto solo un tenue barlume? "A chi fu affidato molto...". Ad ognuno di noi è stata data questa consegna dell'amore di Dio "Amatevi gli uni gli altri come io vi ho amati" (Gv13,34).
Chi vuol vivere questo amore, non può non subire quello che ha subito Gesù: "Se hanno perseguitato me perseguiteranno anche voi", "se hanno chiamato Beelzebul il padrone di casa, quanto più i suoi familiari" (Mt10,25). Chi si decide per Cristo e per i fratelli si prepara a diventare oggetto di opposizione, di rifiuto, di maledizione da parte del mondo e anche da parte di chi gli vive più vicino, anche da parte di chi dovrebbe essere guida o aiuto.
Gesù non ci illude promettendoci una sequela priva di sofferenza, no, non si è sottratto nemmeno Lui alle incomprensioni dei suoi: "Perché ci hai fatto così?", "E' fuori di sé".
Gesù ci aiuta ad entrare nella morte (battesimo di fuoco), per amore, per amare, per conoscere la potenza di Dio che risuscita dai morti.
Anche san Benedetto non illude il fratello che vuole entrare in monastero ma gli presenta tutte le difficoltà che la sequela comporta (cfr.RB 58), e gli dona anche una parola di conforto e di incoraggiamento quando dice: "Non abbandonare, subito preso da sgomento, la via della salvezza, che all'inizio non può essere che stretta. Ma col progredire nella conversione monastica e nella fede, dilatandosi il cuore, si corre con indicibile dolcezza d'amore sulla via dei comandamenti di Dio"(RB pr. 48-49).


Apoftegmi - Detti dei Padri

Un fratello interrogò un anziano: «Che fare? Una moltitudine di pensieri mi fa guerra e non so come resistere». Disse l'anziano: «Non lottare mai contro tutti, ma contro uno solo. Poiché tutti i pensieri degli uomini hanno una testa sola. Bisogna dunque esaminare quale sia realmente quell'unico pensiero e quale la sua natura, poi lottare contro di esso. Allora tutti gli altri pensieri perderanno la loro forza».


Dalla Regola del nostro Santo Padre Benedetto

QUELLI CHE GIUNGONO TARDI ALL'UFFICIO DIVINO O ALLA MENSA

Quando è l'ora dell'Ufficio divino, appena si sente il segnale, si lasci subito quanto si ha tra le mani e si corra con la massima sollecitudine, ma sempre con gravità, per non dare adito alla leggerezza. Nulla quindi si anteponga all'Opera di Dio. Se qualcuno alle Vigilie notturne arriverà dopo il Gloria del salmo 94 - che appunto per questo vogliamo sia detto in modo molto pacato e lento - non occupi in coro il posto suo, ma se ne stia all'ultimo oppure in disparte, in un posto che l'abate avrà destinato proprio per tali ritardatari, in modo che sia visto da lui e da tutti, fino a che, terminato l'Ufficio divino, dia soddisfazione con una pubblica penitenza.

Cap.43,1-6.