Liturgia della Settimana

preparata dai giovani monaci del monastero di S.Vincenzo Martire, Bassano Romano (VT)  
10 - 16 Ottobre 2004
Tempo Ordinario XXVIII, Colore verde
Lezionario: Ciclo C | Anno II, Salterio: sett. 4

Commento alle Letture

Giovedì 14 ottobre 2004

Conformarsi a Cristo

La prima lettura è tratta dalla lettera agli Efesini. S. Paolo scrive dalla prigione, nel tempo della prova innalza quest'inno di benedizione. Benedice Dio Padre che secondo la sua volontà, ci chiama a conformarci al suo Figlio Gesù Cristo in virtù della sua grazia. Di solito, quando sentiamo parlare di volontà di Dio, pensiamo a un disegno imprevedibile, che ci contraria, che viene a turbare i nostri schemi piccoli e gretti. Facciamo fatica ad abbandonarci a Dio; nel nostro cuore si nasconde sempre l'incredulità, la paura di non essere amati fino in fondo. S. Paolo ci viene in aiuto ricordandoci l'amore gratuito del Signore, amore a cui liberamente siamo chiamati a corrispondere e che fa della nostra vita una lode di gloria. Questa lode abbraccia tutti gli uomini e tutto il creato come vediamo nel salmo. Si innalza a Dio una canto che è sempre nuovo perché l'amore che Dio ha per noi si rinnova sempre. Il Vangelo continua a mostrare la maledizione a cui sono sottoposti coloro che vivono sotto la legge e che proprio in nome della legge rifiutano Gesù. Gesù rimprovera i dottori della legge perché hanno tolto la chiave della conoscenza di Dio: la misericordia. Chiave che ci sarà data quando s'innalzerà la Croce. Gesù fa riferimento al sangue di Abele e dei profeti al quale presto si aggiungerà il Suo.
E nel corso della storia viene versato altro sangue, il sangue dei martiri che con la forza della fede già vedono tutto ricapitolato in Cristo. Quanta luce e quanta speranza donano queste parole di Padre Christian de Chergè, uno dei sette martiri trappisti di Tibhirine (Algeria).
"Naturalmente, la mia morte sembrerà dar ragione a coloro che mi hanno prontamente considerato un ingenuo e un idealista: - Dica adesso ciò che ne pensa! -. Ma costoro devono sapere che verrà infine dato spazio alla mia più lancinante curiosità.
Ecco che potrò, se Dio vuole, immergere il mio sguardo in quello del Padre per contemplare con lui i suoi figli dell'Islam così come li vede, totalmente illuminati dalla gloria di Cristo, frutti della sua Passione, investiti del dono dello Spirito, la cui gloria segreta sarà sempre quella di stabilire la comunione e di ricomporre la somiglianza, giocando con le differenze.
Dopo aver perduto questa vita, totalmente mia e totalmente loro, rendo grazie a Dio che sembra averla voluta tutt'intera per questa Gioia, contro e nonostante tutto. E come anche tu, amico dell'ultimo minuto, che non ti sarai reso conto di quello che stavi facendo. Sì, lo voglio anche per te questo grazie e questo – addio -. programmato da te.
E auguriamoci di poterci ritrovare, ladroni beati, in Paradiso, se lo vuole Dio, nostro Padre di tutti e due. Amen".


Apoftegmi - Detti dei Padri

L'abba Antonio scrutava la profondità dei giudizi di Dio; e domandò: «Signore perchè alcuni muoiono dopo breve vita, mentre altri giungono all'estrema vecchiezza? Perché alcuni mancano di tutto, e altri abbondano di ogni bene? Perchè i malvagi sono ricchi, e i buoni schiacciati dalla povertà?». Una voce gli rispose: «Antonio, occupati di te stesso: questi sono i giudizi di Dio e non ti è utile capirli».


Dalla Regola del nostro Santo Padre Benedetto

LA MISURA DEL CIBO

Nel caso si fossero eseguiti lavori più pesanti, l'abate avrà piena facoltà, se lo ritiene opportuno, di aggiungere qualcosa, purché assolutamente non si arrivi all'intemperanza e il monaco non sia colto dall'indigestione; nulla infatti è tanto sconveniente a ogni cristiano quanto l'ingordigia, come dice il Signore nostro: «State bene attenti che i vostri cuori non si appesantiscano per l'eccesso di cibo» (Lc 21,34). Ai fanciulli più piccoli non si dia la stessa quantità di cibo, ma inferiore a quella degli adulti; e in tutto si conservi la sobrietà. Quanto poi alle carni di quadrupedi, tutti se ne astengano in modo assoluto, ad eccezione di coloro che sono molto deboli o ammalati.

Cap.39,6-11.