Liturgia della Settimana

preparata dai giovani monaci del monastero di S.Vincenzo Martire, Bassano Romano (VT)  
10 - 16 Ottobre 2004
Tempo Ordinario XXVIII, Colore verde
Lezionario: Ciclo C | Anno II, Salterio: sett. 4

Commento alle Letture

Mercoledì 13 ottobre 2004

“Dai loro frutti li riconoscerete”.

Davanti alla lista dei frutti dello Spirito Santo e delle opere della carne della prima lettura possiamo fare un esame di coscienza e vedere dove siamo situati. Siamo stati creati a immagine di Dio, per essere amati e per amare. I frutti dello Spirito Santo, frutti di una libera adesione a Gesù Cristo, mostrano la nostra vera identità. A volte pensiamo che siamo fatti così, che non cambieremo mai il nostro carattere e poi ancora che la colpa è delle situazioni che ci hanno provocato... In questo modo mettiamo a tacere la voce che ci viene a scomodare, che vuole aprire uno spiraglio nel nostro cuore. Se vediamo che l'immagine impressa da Dio in noi è stata deturpata dal peccato ecco allora che una buona confessione ci ridarà la vita, lo Spirito Santo infatti mediante il perdono ci rigenera.
Nel Vangelo Gesù si rivolge ai farisei, ai dottori della legge, a coloro che hanno il compito di guidare gli altri, a coloro che sono religiosi. E Gesù si rivolge loro con l'espressione: "guai a voi", espressione in netto contrasto con il beato del salmo (Sal 1).
Siamo noi, con la nostra libertà, a determinare la nostra sorte, se essere felici o meno. Se scegliamo la religiosità per costruirci una bella immagine, per rubare la gloria a Dio e per situarci sopra un piedistallo, dal quale giudicare i fratelli, sperimentiamo così che il monito guai a voi è rivolto proprio a noi e l'esperienza ce ne da conferma.
Le parole del Salmo: "Beato l'uomo che non segue il consiglio degli empi, non indugia nella via dei peccatori e non siede in compagnia degli stolti; ma si compiace della legge del Signore, la sua legge medita giorno e notte", si riferiscono a Gesù Cristo. Beato è colui che ha la gioia di abbandonarsi alla volontà del Padre, beato è dunque Gesù e la sua gioia scaturisce dall'amore che il Padre ha per lui e dalla sua amorosa corrispondenza. Questa gioia non è la tranquillità a cui aspirano coloro che cercano di mettere a posto la coscienza, con un'osservanza scrupolosa della legge, ma indica felicità; la felicità di una comunione profonda con il Padre che si traduce poi nell'adesione alla sua volontà. Gesù Cristo stesso dice: "Non pensate che io sia venuto ad abolire la Legge o i Profeti, non sono venuto per abolire ma per dare compimento" (Mt5,17) e "Pieno compimento della legge è l'amore" (Rm 13,10).
Nel Figlio diletto del Padre abbiamo la grazia di essere anche noi dei beati, lasciamoci condurre da Dio e lasciamo che sia la nostra gioia a parlare. "La gioia è una rete d'amore in cui captiamo le anime: appunto perché siamo colme di gioia, ognuno ci ama e vuole stare in nostra compagnia per ricevere quella luce di Cristo che possediamo. Una sorella piena di gioia predica anche senza predicare... la gioia è una necessità e una forza, anche fisicamente." (B.M.Teresa di Calcutta).


Apoftegmi - Detti dei Padri

Disse un anziano: «Senza la sorveglianza delle labbra è impossibile all'uomo progredire anche in una sola virtù; poiché la prima delle virtù è la sorveglianza delle labbra».


Dalla Regola del nostro Santo Padre Benedetto

LA MISURA DEL CIBO

Per il pasto quotidiano - abbia esso luogo a sesta o a nona - noi pensiamo che siano sufficienti in tutte le stagioni due pietanze cotte, per riguardo alle infermità dell'uno o dell'altro dei fratelli; cosicché chi non può cibarsi di una, si nutra con l'altra. Quindi due pietanze cotte bastino a tutti; e se ci fosse la possibilità di avere frutta e legumi freschi, se ne aggiunga una terza. Di pane sarà sufficiente una libbra di buon peso al giorno, sia quando si fa un pasto solo sia quando si pranza e si cena. Che se si deve anche cenare, il cellerario metta da parte un terzo di quella libbra e lo passi a cena.

Cap.39,1-5.