Liturgia della Settimana

preparata dai giovani monaci del monastero di S.Vincenzo Martire, Bassano Romano (VT)  
01 - 07 Agosto 2004
Tempo Ordinario XVIII, Colore verde
Lezionario: Ciclo C | Anno II, Salterio: sett. 2

Commento alle Letture

Mercoledì 04 agosto 2004

La donna cananea

"Uscendo di là": dobbiamo intendere che Gesù lascia la scena precedente a Genesaret, ove aveva avuto luogo la disputa con i farisei venuti da Gerusalemme. Si ritira, dice Matteo, che con questo segnala non un puro spostamento m al'avvertenza di un pericolo, un'intenzione di nascondimento. "Verso le regioni di Tiro e di Sidone", ossia verso un territorio fenicio, pagano […]. Ciononostante l'indicazione geografica rimane molto generica: è descritto un movimento in direzione di Tiro e Sidone, ma non è detto che Gesù raggiunga tali città. Al contrario, si dice che la donna era "uscita da quei confini". Gesù e la donna si incontrano, per così dire, a metà strada tra la terra di Israele e territorio cananeo, cioè pagano: entrambi sono accomunati da un movimento di uscita. […]
Gesù si è ritirato, sì, ma si trova tuttora in terra di Israele, e non ha nessuna intenzione di varcarne la frontiera: al contrario, non si sente inviato che alla casa di Israele, alle sue pecore perdute. È la donna, perciò, che prende l'iniziativa, che gli va incontro e lo riconosce subito come il Messia, il "Figlio di David". Questo ci ricorda il programma davidico-messianico di assicurare a tutti i figli di Israele una pagnotta per ciascuno (2Sam 6, 19). Garantire il pane equivale a dare la vita. La donna chiede la guarigione – la vita – per sua figlia. Gesù non le risponde neppure una parola, con un atteggiamento di estrema severità, si direbbe quasi insensibile. Sono i discepoli in questo racconto a sembrare più umani, a pregare Gesù che almeno le dica almeno una parola di congedo. A questo punto viene la dichiarazione programmatica del v. 24: Gesù non vuole interessarsi dei pagani, non si ritiene inviato a loro. Ma la donna insiste e Gesù questa volta le risponde, però sempre in maniera negativa: non si può gettare ai cani il pane destinato ai figli. […] La donna accetta questa prospettiva di esclusa, di non avente diritto: "È vero, Signore". Ma con una finezza che rivela un grande intuito di fede (un grande intuito del cuore di Gesù) si dichiara disposta – proprio come i cagnolini – a mangiare anche solo le briciole. Le briciole, ossia non tutto, ma solo il di più, quello che avanza, che rimane non consumato dai convitati, che cade a terra dalla tavola. E noi ci ricordiamo che, già nella prima moltiplicazione dei pani, non solo erano stati sfamati tutti i presenti, ma erano state raccolte dodici ceste piene di pezzi avanzati. Quello che la donna Cananea percepisce, lo ripeto, con grande intuito, è che al banchetto del regno il pane non è contato: ce n'è in sovrabbondanza per tutti, e nessuno corre il rischio di rimanerne senza. Questo, ovviamente, lo sa bene anche il Signore. Il suo atteggiamento non è quindi governato da una riserva, dal timore che il pane possa non bastare per tutti: egli è mosso piuttosto dall'obbedienza a certi tempi, a certi momenti che sono iscritti nel sapiente disegno del Padre. Ma l'intuizione della donna, forse, chiarisce a Gesù stesso che i tempi si stanno avvicinando, quando anche i cagnolini saranno ammessi nella sala del banchetto. Per questo egli elogia la sua fede, la fede di chi sa accontentarsi delle briciole e a cui invece il Signore dà il pane.
(da A. MELLO, Evangelo secondo Matteo, Qiqajon 1995, 282-284)


Apoftegmi - Detti dei Padri

"Abba Abramo, discepolo di abba Agatone, chiese ad abba Poemen: 'Come mai i demoni mi combattono?'. 'Ti combattono i demoni? - gli dice abba Poemen - Non combattono contro di noi finché facciamo la nostra volontà; infatti le nostre volontà sono demoni, e sono esse che ci tormentano, fino a quando non le compiamo. Vuoi vedere con chi combatterono i demoni? Con abba Mosè e quelli simili a lui".


Dalla Regola del nostro Santo Padre Benedetto

L'OBBEDIENZA DEI DISCEPOLI

Il principale contrassegno dell'umiltà è l'obbedienza senza indugio. Essa è propria di coloro che ritengono di non aver nulla più caro di Cristo; i quali, sia per il servizio santo a cui si sono consacrati, sia per il timore della geenna e la gloria della vita eterna, non appena dal superiore viene comandato qualcosa, come se l'ordine venisse da Dio, non sopportano alcun ritardo nell'eseguirla. Di questi il Signore dice: «Appena ha udito, subito mi ha obbedito» (Sal 17,45); e ai maestri dice: «Chi ascolta voi, ascolta me» (Lc 10,16).

Cap.5,1-6.