Liturgia della Settimana

preparata dai giovani monaci del monastero di S.Vincenzo Martire, Bassano Romano (VT)  
01 - 07 Agosto 2004
Tempo Ordinario XVIII, Colore verde
Lezionario: Ciclo C | Anno II, Salterio: sett. 2

Commento alle Letture

Martedì 03 agosto 2004

Il cammino sulle acque e guarigioni a Genesaret

[…] Nella "quarta veglia" della notte, cioè sul far del mattino (fra le tre e le sei) Gesù viene incontro alla barca camminando sul mare. Si tratta di un'apparizione, una cristofania, e infatti i discepoli lo prendono per un fantasma, e hanno paura. Quindi l'apparizione di Gesù è al tempo stesso una prova della loro fede, elemento della cristofania che Matteo svilupperà tramite l'intervento successivo di Pietro. Però, dell'apparizione in se stessa, è importante, ancora una volta, l'aspetto salvifico, pasquale. Il cammino sul mare ricorda certo alcuni passi dell'AT che presentano il Signore mentre passa sul mare con orme invisibili (Sal 77, 20; Is 43, 16). Ma questi testi non sono isolati, sono anzi riconducibili all'evento pasquale, al passaggio del mare (Es 14-15). E la "quarta veglia della notte" non può non essere eco della "veglia del mattino" (Es 14, 24) quando il Signore mise in rotta i carri degli egiziani. Quindi la cristofania è pasquale. […]
Alla cristofania vera e propria, che riprende da Marco, Matteo aggiunge però un'appendice che, da una somma di indizi stilistici, risulta essere tutta sua, di suo proprio pugno. E quest'appendice ha per oggetto Pietro: è il primo dei tre testi petrini che sono propri a Matteo (a questo si aggiunga 16m 17-19 e 17, 24-27). Risulta chiaro che la penna di Matteo tende a slittare da un interesse esclusivamente diretto alla figura di Gesù (come in Marco) a un altro più attento alla figura dei discepoli che sono con lui, cioè alla realtà ecclesiale. O meglio, forse, che Matteo ha la tendenza di integrare il racconto di Marco sotto un profilo parenetico-esortativo. Sicché Pietro interviene, chiedendo di poter camminare anche lui sulle acque incontro a Gesù. Come mai questa richiesta piuttosto singolare, se si considera che il gesto non è affatto richiesto, non è affatto necessario per la logica del racconto (Gesù infatti sta già venendo incontro a Pietro, e questi non avrebbe che da aspettarlo)? I motivi mi sembrano due, e cadono entrambi sotto quella categoria di "fede piccola" (oligopistía) che Gesù appunto rimprovera subito dopo, a Pietro.
a) Pietro è dubbioso circa la reale presenza di Gesù ("se sei davvero tu"): perciò la sua iniziativa riflette una volontà di mettere alla prova il Signore, di svelarne la presenza, di costringerlo a scoprirsi. Questo atteggiamento non manca di una sua grandezza, la grandezza impulsiva di Pietro, che si manifesta in maniera molto simile nel gesto descritto in Gv 21, 7: "Simon Pietro, appena udì che era il Signore, si cinse ai fianchi il camiciotto, poiché era spogliato, e si gettò in mare". Però è anche un agire intempestivo, che in qualche modo vuole imporsi sul modo di agire del Signore, e quindi in definitiva non sa accettare proprio quello che vorrebbe provare, cioè che sia davvero lui il Signore.
b) Il secondo motivo mi sembra ancora più importante, nella catechesi ecclesiale che ci sta facendo Matteo attraverso la figura petrina: noi non siamo capaci di "imitare" Gesù, o per lo meno non possiamo mai avere questa pretesa. È vero che Gesù accondiscende alla richiesta di Pietro dicendogli: "Vieni!", vieni a me! Ma quell'andare a Gesù è una sequela, non un'imitazione. La differenza tra queste due parole è inscritta nello stesso racconto. Finchè Pietro presume di poter camminare sulle acque come Gesù, e quindi di essere capace di "imitarlo", di poter essere o fare come lui, va incontro al fallimento: basta un colpo di vento e lui va a fondo. Quand'è, invece, che comincia a "seguire" Gesù? Quando gli grida: "Signore, salvami!"! In altre parole, la differenza tra imitazione e sequela non consiste tanto nel tipo di "prestazione", ma nel suo spirito: se accettiamo, cioè, di metterci umilmente al seguito di Gesù (nel qual caso possiamo magari fare cose anche più grandi delle sue, come insegna Gv 14, 12: non è questo il metro assoluto), oppure abbiamo la pretesa di essere o fare come lui, nel qual caso dimostriamo di non avere bisogno del suo aiuto, della sua guida, del suo soccorso, e non possiamo che andare incontro al naufragio di tutte le nostre false sicurezze.
(da A. MELLO, Evangelo secondo Matteo, Qiqajon 1995, 272-274)


Apoftegmi - Detti dei Padri

Non sopravalutatevi più di quanto è conveniente valutarsi, ma valutatevi in maniera di avere di voi una giusta valutazione, ciascuno secondo la misura di fede che Dio gli ha dato.


Dalla Regola del nostro Santo Padre Benedetto

QUALI SONO GLI STRUMENTI DELLE BUONE OPERE

Ecco, questi sono gli strumenti dell'arte spirituale. Se noi li adopereremo assiduamente notte e giorno e li riconsegneremo nel giorno del giudizio, dal Signore ci verrà data in premio quella ricompensa che egli stesso ha promesso: «Quelle cose che occhio non vide, né orecchio udì, né mai entrarono in cuore di uomo: questo Dio ha preparato per coloro che lo amano» (1 Cor 2,9). L'officina poi dove usare con cura tutti questi strumenti sono il recinto del monastero e la stabilità nella famiglia monastica.

Cap.4,75-78.