Nacque presso Lione nel 1786. Superate molte difficoltà, poté essere iniziato al sacerdozio e resse e fece rifiorire mirabilmente la parrocchia affidategli nel villaggio di Ars nella Diocesi di Belley, con l'efficace predicazione, con la mortificazione, la preghiera, la carità. Essendo molto stimato nella direzione spirituale, i fedeli accorrevano a lui da ogni parte e ricevevano santamente i suoi consigli. Morì nel 1859.
Memoria di San Giovanni Maria Vianney, sacerdote, che per otre quarant'anni guidò in modo mirabile la parrocchia a lui affidata nel villaggio Ars vicino a Belley in Francia, con l'assidua predicazione, la preghiera e una vita di penitenza. Ogni giorno nella catechesi che impartiva a bambini e adulti, nella riconciliazione che amministrava ai penitenti e nelle opere pervase di quell'ardente carità, che egli attingeva dalla santa Eucaristia come da una fonte, avanzò a tal punto da diffondere in ogni dove il suo consiglio e avvicinare saggiamente tanti a Dio.
Dal «Catechismo» di san Giovanni Maria Vianney, sacerdote
Fate bene attenzione, miei figliuoli: il tesoro del cristiano non é sulla terra, ma in cielo. Il nostro pensiero perciò deve volgersi dov'é il nostro tesoro. Questo é il bel compito dell'uomo: pregare ed amare. Se voi pregate ed amate, ecco, questa é la felicità dell'uomo sulla terra. La preghiera nient'altro é che l'unione con Dio. Quando qualcuno ha il cuore puro e unito a Dio, é preso da una certa saovità e dolcezza che inebria, é purificato da una luce che si diffonde attorno a lui misteriosamente. In questa unione intima, Dio e l'anima sono come due pezzi di cera fusi insieme, che nessuno piò più separare.
Come é bella questa unione di Dio con la sua piccola creatura! E' una felicità questa che non si può comprendere. Noi eravamo diventati indegni di pregare. Dio però, nella sua bontà, ci ha permesso di parlare con lui. La nostra preghiera é incenso a lui quanto mai gradito. Figliuoli miei, il vostro cuore é piccolo, ma la preghiera lo dilata e lo rende capace di amare Dio. La preghiera ci fa pregustare il cielo, come qualcosa che discende a noi dal paradiso. Non ci lascia mai senza dolcezza. Infatti é miele che stilla nell'anima e fa che tutto sia dolce.
Nella preghiera ben fatta i dolori si sciolgono come neve al sole. Anche questo ci dà la preghiera: che il tempo scorra con tanta velocità e tanta felicità dell'uomo che non si avverte più la sua lunghezza. Ascoltate: quando ero parroco di Bresse, dovendo per un certo tempo sostituire i miei confratelli, quasi tutti malati, mi trovavo spesso a percorrere lunghi tratti di strada; allora pregavo il buon Dio, e il tempo, siatene certi, non mi pareva mai lungo.
Ci sono alcune persone che si sprofondano completamente nella preghiera come un pesce nell'onda, perché sono tutte dedite al buon Dio. Non c'é divisione alcuna nel loro cuore. O quanto amo queste anime generose! San Francesco d'Assisi e santa Coletta vedevano nostro Signore e parlavano con lui a quel modo che noi ci parliamo gli uni agli altri.
Noi invece quante volte veniamo in chiesa senza sapere cosa dobbiamo fare o domandare! Tuttavia, ogni qual volta ci rechiamo da qualcuno, sappiamo bene perché ci andiamo. Anzi vi sono alcuni che sembrano dire così al buon Dio: «Ho soltanto due parole da dirti, così mi sbrigherò presto e me ne andrò via da te». Io penso sempre che, quando veniamo ad adoperare il Signore, otterremmo tutto quello che domandiamo, se pregassimo con fede proprio viva e con cuore totalmente puro.
Giovanni Maria (Dardilly, Francia, 8 maggio 1786 - Ars, 4 agosto 1859), nonostante forti carenze scolastiche, fu ordinato presbitero e inviato quale «curato» nel piccolo villaggio di Ars. Ai suoi parrocchiani insegnò a vivere la fede come rapporto personale con Cristo nella Chiesa. Con la forza del suo esempio di preghiera, carità e austerità, attrasse molte persone alla grazia della Riconciliazione sacramentale. Mirando all’essenziale della vita cristiana, offrì un modello permanente per tutti coloro che si dedicano alla «cura d’anime». Pio XI, che lo canonizzò il 31 maggio 1925, lo proclamò patrono dei parroci.
Dal Comune dei pastori: per un pastore.