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] Erode sente parlare di Gesù. Matteo corregge Marco e precisa: "Erode il tetrarca" della Galilea che è il suo vero titolo, e non "il re Erode", che potrebbe venire confuso con quello dei racconti dell'infanzia (2, 1.3ss.). Però al v. 9, scrive come Marco "il re": è un bell'esempio di come Matteo, copiando Marco, non si renda sempre conto di finire per contraddirsi. Erode pensa che Gesù non sia altro che lo stesso Giovanni da lui fatto decapitare e ora "risorto dai morti". Quest'espressione è già un anticipo dell'annuncio pasquale (Mt 28, 7). In un certo senso è perfino vero: Gesù non è più di Giovanni, solo è risorto dai morti! Secondo il quarto evangelo, il Battista "non ha fatto nessun segno" (Gv 10, 41), ma è proprio il fatto della risurrezione e non la somiglianza con Giovanni a conferire a Gesù "energie" miracolose, cioè appunto di resurrezione.
Secondo Marco (e Matteo che lo segue) Erode avrebbe fatto arrestare Giovanni per una questione coniugale. In realtà i nostri due evangelisti non sono del tutto precisi circa le complesse relazioni coniugali della famiglia erodiana: Erodiade non era la moglie di Filippo, ma di un fratello; Filippo invece era il marito della figlia di Erodiade, la danzatrice di questo racconto, cui Giuseppe Flavio dà il nome di Salome. [
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Che una ragazza nubile e figlia di re, una principessa, esegua una danza orientale sotto lo sguardo degli uomini, è parso a molti commentatori un fatto irrealistico, del tutto contrario ai costumi dell'antico oriente. Ma gli usi correnti presso la corte erodiana non dovevano essere tra i più raccomandabili. Sicché non mi pare che ci sia una ragione seria per dubitare dell'attendibilità del racconto evangelico.[
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Erode fa decapitare Giovanni seduta stante , segno che Giovanni era incarcerato nel luogo stesso in cui si svolgeva il banchetto: Giuseppe Flavio precisa che si tratta della fortezza erodiana di Macheronte, nell'attuale territorio della Giordania, all'altezza del Mar Morto. "E i suoi discepoli continua Marco vennero presero il suo corpo e lo deposero in un sepolcro" (Mc 6, 29: altra prefigurazione, nel Battista, della sorte riservata a Gesù, estrema testimonianza resa dal precursore. Ma il racconto di Marco finisce lì: non dice che i discepoli di Giovanni abbiano fatto altro. In Mc 6, 30 il racconto prosegue con gli "apostoli" che si radunano presso Gesù e gli riferiscono tutto ciò che avevano fatto. Matteo combina le due cose e, in questo modo, fa sì che i discepoli di Giovanni, dopo aver seppellito il loro maestro, vengano a darne notizia a Gesù. Quindi, anche alla fine del racconto, l'evento della morte di Giovanni viene strettamente collegato alla vicenda stessa di Gesù: non è più in flashback ma, per così dire, in diretta sugli avvenimenti.
(da A. MELLO, Evangelo secondo Matteo, Qiqajon 1995, 265-267)
Dio è raro: deve essere cercato a lungo affinché raramente ci sia data la grazia di incontrarlo.
QUALI SONO GLI STRUMENTI DELLE BUONE OPERE Custodire pura la propria lingua da ogni discorso cattivo e sconveniente. Non amare di parlare molto. Non proferire parole leggere o che provocano il riso. Non amare il riso troppo frequente e smodato. Ascoltare volentieri le sante lettura. Dedicarsi con frequenza all'orazione. Confessare ogni giorno a Dio nella preghiera le proprie colpe passate con lacrime e gemiti. Delle stesse colpe fare penitenza ed emendarsi per l'avvenire.