Liturgia della Settimana

preparata dai giovani monaci del monastero di S.Vincenzo Martire, Bassano Romano (VT)  
01 - 07 Agosto 2004
Tempo Ordinario XVIII, Colore verde
Lezionario: Ciclo C | Anno II, Salterio: sett. 2

Commento alle Letture

Domenica 01 agosto 2004

La vera ricchezza (Lc 12, 13-21)

Qualcuno si appella a Gesù perché regoli in suo favore una questione di giustizia. Si tratta di una divisione di beni o di denaro. Indubbiamente, da una parte o dall'altra viene leso un diritto. Con nostro stupore, Gesù si sottrae. Egli rifiuta nettamente e con una certa insistenza. E l'occasione è buona per precisare il suo atteggiamento nei riguardi dei beni della terra; atteggiamento che egli vorrebbe adottato dai suoi discepoli.
È forse in causa la giustizia, un diritto tradito? Può Gesù rifiutarsi di prendere parte, di dare il suo appoggio a chi ha sofferto un torto? Non è forse vero che Gesù prende a cuore le sorti dei poveri e di coloro che soffrono l'ingiustizia?
Questa volta però, la povertà che viene presentata a Gesù non lo tocca. Invece di liberare il cuore di chi è nel lamento e aprirlo ad altre prospettive, la povertà gli ha chiuso quel cuore, glielo ha indurito, inacidito. Lo ha reso aspro e geloso. È una povertà, quella, che porta su una strada sbagliata; non serve che a dimostrare fino a che punto si è attaccati alle ricchezze. Allo stesso modo del ricco che egli invidia e che giudica.
Ecco perché, nella sua risposta, Gesù se la prende non con i poveri, ma direttamente coi ricchi. C'è un povero che è venuto ad esporgli l'ingiustizia di cui è vittima da parte del suo prossimo. Ma lo sguardo di Gesù mette a nudo questa povertà, che non è sola, che non porta frutti. Ed il povero si vede messo in guardia contro la ricchezza di cui ha reclamato una parte, la parte che forse gli è dovuta secondo una certa giustizia.
La vita dell'uomo non dipende dai suoi beni! Gesù insiste. La morte minaccia continuamente le ricchezze di questa terra. Già dal di dentro, esse sono rose, minate dalla morte. Dal di fuori, man mano che l'uomo avanza in età, si proietta su di esse l'ombra della morte. E l'uomo che si attacca alle ricchezze, vi mette le radici e vi affonda, già abbracciando la morte che esse emanano; riceve da loro un sapore di morte nella bocca e nel cuore. Poiché dove c'è il tuo tesoro, là c'è il tuo cuore, sia che uno sia povero quanto ricco.
La vera vita dell'uomo consiste in ben altro. Non si tratta di ammassare per se stessi, egoisticamente, ma di essere ricco di Dio. Gesù volge lo sguardo del suo discepolo verso un'altra abbondanza, verso altre ricchezze, verso un'altra vita: essere ricchi di Dio, di un tesoro che il tempo non minaccia, che il verme non rode, che il ladro non deruba; di una vita che sopravvive alla morte visibile, che trabocca fuori del tempo, che già è, in questo stesso istante, eterna.
Ogni povertà accolta con gioia, ogni ingiustizia sofferta in pace, può metterci sulla strada di quest'unico tesoro che è già nostro, che già ci preoccupa, che già accaparra completamente tutta la capacità del nostro cuore; questo tesoro è la vita di cui il nostro cuore è gloriosamente capace, la vita di Dio stesso in Cristo Risorto. Senza di questa, la povertà stessa sarebbe inutile come la ricchezza. In alcuni passi molto densi, la lettera ai Colossesi 3, 1-11 ci aiuta a prendere coscienza di questo straordinario tesoro: Fratelli, siete risorti con Cristo. Pensate quindi alle cose di lassù. Cristo è là, assiso alla destra del Padre. Gustate le ricchezze di lassù e non quelle della terra.
La presenza di Gesù Risorto ha sovvertito da cima a fondo tutta la gerarchia terrestre. Gesù ha introdotto ed imposto una nuova misura e nuovi valori. Rivaluta ogni povertà, nobilita ogni umiltà e ogni pochezza; arricchisce ogni miseria. Ma tutto questo, per ora, non in maniera manifesta. San Paolo continua: la vostra vita è ormai nascosta con Cristo in Dio. Quando si manifesterà Cristo, la vostra vita, allora anche voi sarete manifestati con lui nella gloria. E san Paolo conclude: non c'è che Cristo, in tutto e in tutti.
La morte, da ultimo, come nel vangelo che abbaiamo appena sentito, ci spoglierà di tutto per aprirci definitivamente alla ricchezza totale ed unica, che è già nostra: Gesù stesso. Ma è necessario che non ci prenda alla sprovvista. Sin da oggi, il cristiano in un modo o nell'altro, deve mostrarsi chiaramente libero dai beni della terra e proclamare così la sua appartenenza al Signore e l'amore che egli investe così nel Regno che verrà: là dove c'è il tuo tesoro c'è anche il tuo cuore.
Solamente coloro che si sentono in qualche modo poveri rispondono all'incvito di Gesù e si ritrovano attorno al banchetto eucaristico. È il gesto di questa domenica. Coloro che sono ricchi di se stessi fanno orecchie da sordo. Gesù ci riceve perché poveri, attende alla nostra povertà; quella che grida perdutamente dietro di lui, perché egli solo la può soddisfare, perché dalla sua pienezza i poveri riceveranno grazia su grazia.
(da A. LOUF, Solo l'amore vi basterà. Commento spirituale al Vangelo di Luca, PIEMME 1985, 157-159)


Apoftegmi - Detti dei Padri

O uomo, non giudicare le azioni di tutti gli uomini dalla tua propria situazione, e non pesare la loro condotta con la bilancia della tua debolezza. Se desideri, inizia con la speranza, e sarai aiutato. Non essere incredulo per non essere abbandonato anche da colui che in te semina queste cose.


Dalla Regola del nostro Santo Padre Benedetto

QUALI SONO GLI STRUMENTI DELLE BUONE OPERE

Non soddisfare i desideri della carne. Odiare la propria volontà. Obbedire in tutto ai comandi dell'abate, anche se egli - che Dio non voglia! - agisse diversamente, memori di quel precetto del Signore: «Fate quello che dicono, ma non fate quello che fanno» (Mt 23,3). Non voler esser ritenuto santo prima di esserlo, ma prima esserlo perché lo si possa dire con più verità. Adempiere ogni giorno con i fatti i comandamenti di Dio. Amare la castità.

Cap.4,59-64.