Amare significa volere veramente il bene dell’altro. Gesù ci ha amati così profondamente da donare la sua stessa vita per noi: questo è l’amore più grande, l’amore che salva. Dove l’amore è reciproco, lì nasce l’amicizia, e proprio questo il Signore oggi ci rivela: «Voi siete miei amici». Non ci tratta come servi, ma come amici, intimi del suo cuore. E all’amicizia si risponde: con la fedeltà, con il desiderio sincero di conoscere la sua volontà e metterla in pratica. Se ci sforzeremo di vivere così, non saremo più semplici discepoli, ma amici veri di Cristo, destinatari della sua confidenza, partecipi del suo amore, eredi della sua gioia. Egli ci ha scelti, ci ha chiamati, ci ha amati per primi. E ci invia, perché portiamo frutto, un frutto che rimane nel tempo e nell’eternità. E ci assicura che ciò che chiederemo al Padre nel suo nome, ci sarà concesso. Non stanchiamoci, allora, di chiedere i doni dello Spirito, anzi, invochiamoli con insistenza, come figli che bussano fiduciosi alla porta del cuore del Padre. Perché nell’amore di Cristo tutto ci è dato, e tutto ci viene restituito in abbondanza.
A ciascuno il proprio tempo L'Abba Marco una volta disse all'Abba Arsenio: E' bene o non è bene avere nella tua cella qualcosa che ti dia piacere? Per esempio una volta venni a sapere che un confratello aveva un piccolo fiore selvatico nella sua cella e lo strappò alla radice. L'Abba Arsenio disse: Bene, è giusto. Ma ogni uomo dovrebbe agire secondo il proprio percorso spirituale. E se uno non riuscisse a stare senza quel fiore, dovrebbe ripiantarlo.
NORME PER L'ACCETTAZIONE DEI FRATELLI Quando un nuovo venuto chiede di abbracciare la vita monastica, non gli si conceda tanto facilmente di entrare; ma, come dice l'apostolo: «Provate gli spiriti per vedere se provengono veramente da Dio» (1 Gv 4,1). Se il nuovo venuto dunque insiste nel bussare e si vede che sopporta con pazienza le umiliazioni che riceve e la difficoltà dell'ingresso per quattro o cinque giorni e ciò nonostante persiste nella sua domanda, gli si conceda di entrare e lo si ospiti in foresteria per qualche giorno. Poi egli dimori nei locali del noviziato dove si eserciti, mangi e dorma. E sia incaricato per lui un anziano capace di guadagnare le anime, il quale lo esamini con molta attenzione e metta ogni cura nell'osservare se il novizio cerca veramente Dio, se è pronto all'Opus Dei, all'obbedienza, alle umiliazioni; gli si prospettino tutte le difficoltà e le asprezze attraverso le quali si va a Dio.