Il trionfo, le festose acclamazioni, gli osanna, l’esaltante entrata messianica di Gesù a Gerusalemme, la benedizione delle palme e subito dopo, con il racconto della passione, l’inizio della settimana santa, l’ultimo tratto che ci conduce alla Pasqua: tutto questo celebriamo in questa domenica. Il significato della palma è quello della vittoria, dell’ascesa, della rinascita e dell’immortalità. Dopo aver anche noi, con le palme in mano, cantato ed osannato al Re dei re, all’eccelso Signore nostro, giunti all’altare del Sacrificio, ci sopraggiunge un momento di amara delusione e un pungente rimprovero: perché quel corteo si è così rapidamente dileguato? Perché gli osannanti sono di nuovo tornati tra i dispersi? Perché a quegli osanna fa seguito il coro assordante dei «crucifiggi»? Perché il nostro Re e Signore che ha predicato e dato amore deve morire come un malfattore, vittima dell’odio e della ferocia umana? «Morte e Vita si sono affrontate in un prodigioso duello!» L’Onnipotente Signore, fonte inesauribile di vita, vuole darci contemporaneamente la misura della sua infinita misericordia e indurci a comprendere tutto il peso del nostro peccato. Scopriamo così che la passione del Figlio di Dio, nei suoi tratti essenziali, contiene e racchiude in sé tutta la storia del mondo, la storia di tutti e di ognuno di noi: una storia che è intessuta di amore e di odio, di peccato e di ribellioni, di bene e di male, di giustizia, d’innocenza e di condanne, e di assurde violenze. Soltanto alla fine della passione possiamo intravedere dalla croce spoglia l’approdo a cui Dio ci vuole condurre. Allora ci è dato di comprendere a pieno il significato di quella solenne dichiarazione di Gesù: «Io sono la Via». Seguendolo nel momentaneo trionfo, seguendolo poi coraggiosamente per la via della passione, scoprendo il dono di poter condividere con Lui la nostra personale e umana sofferenza, ci troviamo immessi nella Via, ci caliamo nel mistero di quella morte e sentiamo vivo in noi il pulsare intenso della croce e della vita. Le due passioni, la Sua e la nostra, si sono fuse in un indissolubile connubio. Sì, tutto si volge verso una universale e cosmica risurrezione, che è però potentemente personale: è questa la Verità che supera il dolore, la croce, la sofferenza, che dà significato e speranza dopo il percorso breve della vita. Dobbiamo attendere ancora qualche giorno e poi scopriremo esultanti come, il cero pasquale, la Luce di Cristo, la luce ravvivata della nostra fede, squarcia le tenebre, rischiara il buio della chiesa, rasserena le coscienze e fa brillare le supreme certezze. Illumina di Cielo il nostro mondo!
Afferma la tua fede: «Io credo, risorgerò».
Disse un anziano: «Senza la sorveglianza delle labbra è impossibile all'uomo progredire anche in una sola virtù; poiché la prima delle virtù è la sorveglianza delle labbra».
LA MISURA DEL CIBO Per il pasto quotidiano - abbia esso luogo a sesta o a nona - noi pensiamo che siano sufficienti in tutte le stagioni due pietanze cotte, per riguardo alle infermità dell'uno o dell'altro dei fratelli; cosicché chi non può cibarsi di una, si nutra con l'altra. Quindi due pietanze cotte bastino a tutti; e se ci fosse la possibilità di avere frutta e legumi freschi, se ne aggiunga una terza. Di pane sarà sufficiente una libbra di buon peso al giorno, sia quando si fa un pasto solo sia quando si pranza e si cena. Che se si deve anche cenare, il cellerario metta da parte un terzo di quella libbra e lo passi a cena.