Oggi ascoltiamo una profezia di Geremia che puntualmente si compie e attualizza in Cristo: «Ecco, io prenderò i figli d’Israele dalle nazioni fra le quali sono andati e li radunerò da ogni parte e li ricondurrò nella loro terra: farò di loro un solo popolo nella mia terra; io sarò il loro Dio ed essi saranno il mio popolo». È l’opera di Dio che incessantemente solca tutta la nostra storia: noi dispersi, Dio, buon pastore, che ci cerca e ci riconduce all’ovile, cioè nell’ambito sicuro del suo cuore di Padre. Nel Vangelo, Caifa, sommo sacerdote, con accenti profetici, così sentenzia: «È conveniente per voi che un solo uomo muoia per il popolo»; viene così anticipata la sentenza di morte, che sentiremo gridata dal popolo e confermata da Ponzio Pilato. Gesù doveva morire per la nazione, doveva morire per l’umanità intera, per tutti e per ciascuno, ma non per volontà umana, ma per un arcano disegno divino: «E non soltanto per la nazione, ma anche per riunire insieme i figli di Dio che erano dispersi». Questa, per i nemici del Signore, è la stolta preoccupazione: «Quest’uomo compie molti segni. Se lo lasciamo continuare così, tutti crederanno in lui». Anche in queste parole si scorgono verità divine pronunciate inconsapevolmente dagli stolti accusatori: davvero sta per compiersi il “segno” per eccellenza che muoverà alla fede il mondo intero! La Luce del Risorto si irradia nel mondo e squarcia anche le tenebre più fitte. Ora tutti possono credere in Lui. Da quel giorno dunque decisero di ucciderlo. È il culmine della stoltezza, dell’insania che si mescolano con il buio del peccato: vogliono uccidere Colui che è l’autore della vita, che pochi giorni prima aveva richiamato Lazzaro, nel sepolcro da quattro giorni. È meraviglioso come i disegni divini si intrecciano con le umane vicende! Come gli eventi che sembrerebbero guidati dagli uomini sfocino poi nella storia sacra. Ormai ne siamo certi, tutto concorre alla realizzazione di un piano divino dettato da amore e sapienza infiniti. Anche la vita di ognuno di noi si muove nella stessa direzione.
Oggi ringraziare, ringraziare, ringraziare!
Un anziano ha detto: «Bisogna fuggire tutti gli artefici d'iniquità senza eccezione, siano amici o parenti, posseggano dignità di sacerdoti o di principi; perché evitare la loro compagnia ci procurerà l'intimità e l'amicizia di Dio».
IL LETTORE DI SETTIMANA Si osservi a tavola un perfetto silenzio, in modo che non si oda alcun bisbiglio o altra voce all'infuori di quella del lettore. Quanto occorre per mangiare e bere, i fratelli se lo porgano a vicenda, senza che alcuno abbia bisogno di chiedere alcunché. Tuttavia, se proprio occorre qualcosa, lo si chieda col suono di un oggetto qualunque piuttosto che con la voce. E non ardisca nessuno chiedere spiegazioni su quanto si legge o su altro argomento, per non dare occasione di parlare; a meno che il superiore non voglia dire lui due parole di edificazione. Il fratello lettore di settimana, prima di incominciare a leggere, prenda un po' di vino e per rispetto alla santa comunione e perché non gli riesca troppo gravoso mantenere il digiuno; 11dopo, mangi con i settimanari di cucina e i servitori. I fratelli poi non devono leggere tutti per ordine di anzianità, ma soltanto quelli che possono farlo in modo da edificare chi ascolta.