Il sangue innocente, da Caino ai nostri giorni, scorre ininterrottamente nel mondo. Le umane sentenze, i giudizi e le condanne, condizionati anche da false coscienze e da false testimonianze, sono spesso ingiusti e mendaci e, di conseguenza, la colpa e la pena vanno a cadere spesso sull’innocente. In questo nostro mondo la prepotenza e l’ingiustizia pare possano trionfare indisturbate. Il re Davide implora: «Con gli uomini di sangue non perder la mia vita». La figura di Giobbe, poi, è l’esempio tipico dell’innocente duramente provato. Misteriosamente, talvolta pare che lo stesso Dio diventi complice di ingiuste condanne: «Al Signore è piaciuto prostrarlo con la sofferenza». Per questo sorge l’annoso interrogativo: se Dio è buono, come può permettere la sofferenza degli innocenti? Ecco: «Per te io sopporto l’insulto e la vergogna mi copre la faccia; sono diventato un estraneo ai miei fratelli, uno straniero per i figli di mia madre». Noi credenti, sorretti dalla fede in Dio, il vero sommo Giusto, siamo certi del trionfo della divina giustizia, e non soltanto in quella finale, che scandirà la sorte di ognuno per l’eternità, ma anche in quella terrena. In Cristo e nella sua passione troviamo l’unica, inequivocabile, ultima risposta: la sofferenza, la passione, la morte e la risurrezione dell’Innocente, vissuta fino in fondo, dona a tutti gli esseri umani la leggerezza di un’innocenza ritrovata. Il sangue di Gesù è «più eloquente di quello di Abele»: suscita la venuta di Dio sulla terra come sorgente inesauribile di una nuova vita. La prima lettura di oggi: Susanna, giovane, molto bella e pia, viene concupita da due vecchi, eletti giudici: respinti, l’accusano pubblicamente di adulterio. Dal tribunale viene riconosciuta colpevole e condannata a morte mediante lapidazione: un’accusa ingiusta, due false testimonianze, la condanna dell’innocente! Ma a questo punto si insorge Daniele: ispirato, ristabilisce la giustizia. I giudici iniqui e falsi vengono condannati. Dal Vangelo emergono due grandi verità: «Io sono la luce del mondo; chi segue me, non camminerà nelle tenebre, ma avrà la luce della vita». Cristo, Luce del mondo e testimone che incarna in sé la triplice Verità, che sgorga dall’unione perfetta nella Trinità beata. Viene poi messa in evidenza la falsità dei soliti scribi e farisei, falsi e mendaci come gli accusatori della casta Susanna.
Un ottimo proposito: non giudicare!
L'abba Macario, interrogato su come si debba pregare, rispose: «Non è necessario parlare molto nella preghiera, ma stendiamo sovente le mani e diciamo: «Signore abbi pietà di noi, come tu vuoi e come tu sai". Quando la tua anima è in angustiata, di': «"Aiutami". E Dio ci farà misericordia, perché sa quello che a noi conviene».
I SETTIMANARI DI CUCINA I settimanari che finiscono e quelli che iniziano il turno, la domenica alla fine delle Lodi mattutine, si prostrino davanti a tutti chiedendo che si preghi per loro. Chi esce di settimana dica questo versetto: «Benedetto sii tu, Signore mio Dio» (Dn 3,52), «che mi hai soccorso e consolato» (Sal 85,17); e, dopo che è stato ripetuto tre volte e chi esce ha ricevuto la benedizione, subentra chi inizia la settimana e dica: «O Dio, vieni a salvarmi; Signore, vieni presto in mio aiuto» (Sal 69,2); e sia ripetuto anche questo tre volte da tutti ed egli, ricevuta la benedizione, entri in servizio.