Giubileo della Speranza Liturgia della Settimana

preparata dai giovani monaci del monastero di S.Vincenzo Martire, Bassano Romano (VT)  
30 Marzo - 05 Aprile 2025
Tempo di Quaresima IV, Colore rosa
Lezionario: Ciclo C, Salterio: sett. 4

Commento alle Letture

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Lunedì 31 marzo 2025

“Così dice il Signore: «Ecco, io creo nuovi cieli e nuova terra; non si ricorderà più il passato, non verrà più in mente, poiché si godrà e si gioirà sempre di quello che sto per creare, poiché creo Gerusalemme per la gioia, e il suo popolo per il gaudio. Io esulterò di Gerusalemme, godrò del mio popolo. Non si udranno più in essa voci di pianto, grida di angoscia”. Ecco come con secoli di anticipo il profeta Isaia preannuncia una Pasqua in Gerusalemme, nella Chiesa di Dio, per noi che crediamo nella risurrezione e speriamo in Cristo e nella infinita misericordia di Dio. Subito il salmista ci aiuta a dargli lode: “Ti esalterò, Signore, perché mi hai risollevato”; ringraziamo per le nostre rinascite e per tutte le nostre risurrezioni. Ci viene da pensare che quello che il Signore promette in ogni tempo, quello che è il suo progetto, quello che egli vuole per noi, non soltanto si realizza e compie puntualmente, ma perfino che tutto viva nel presente di Dio, nella sua storia, che esula dai nostri calendari in una continuità di incessante amore. Un bell’esempio ci viene dal Vangelo odierno. Un funzionario del re, un pagano diremmo noi, chiede a Gesù di scendere nella sua casa a guarire suo figlio, perché sta per morire. Gesù è la Vita, è il vincitore della morte, è medico e medicina per ogni malattia. Chiede però l’indispensabile apporto della nostra fede e quando la vede e la sente con la costante invocazione, anche dal funzionario, compie il prodigio, concede la grazia. Egli infatti crede alla parola di Gesù, sa che quello che egli ha detto è già fatto: e ne ha conferma: mentre scendeva, gli vengono incontro i suoi servi a dirgli: «Tuo figlio vive!». Ecco che ancora una volta l’autore della Vita, colui che è il risorto, dona vita, fa tornare la gioia, spegne nel nostro mondo le voci di pianto e le grida di angoscia. Rimane però sempre vero che la vita vera, la vita non soltanto del corpo, ma anche dell’anima, è frutto di un martirio e di un amore che è giunto fino alla morte di croce: Gesù ne è l’autore, ma chiede a noi in modi e momenti diversi, di unirci a quella sua passione per fondere nel migliore compimento il suo martirio con il nostro. Così la nostra fede si sublima nella migliore comunione e così diventiamo partecipi dei doni di Dio.
Pregare senza stancarsi mai.


Apoftegmi - Detti dei Padri

Un novizio volle un giorno rinunciare al mondo. Disse all'anziano: "Voglio diventare monaco". L'anziano rispose: "Non ce la farai". L'altro disse: "Ce la farò". L'anziano disse: "Se realmente lo vuoi, va', rinuncia al mondo, poi vieni ad abitare nella tua cella. Egli se ne andò, donò ciò che possedeva, tenne per sé cento monete e tornò dall'anziano. L'anziano gli disse: «Va' ad abitare nella tua cella». Andò ad abitarvi. Mentre era là i suoi pensieri gli dissero: «La porta è vecchia e deve essere sostituita». Andò dunque a dire all'anziano: «I miei pensieri mi dicono: La porta è vecchia e deve essere sostituita». L'anziano gli rispose: «Tu non hai ancora rinunciato al mondo; va', rinuncia al mondo, e poi abita qui». Se ne andò, donò novanta monete, ne tenne dieci e disse all'anziano: «Ecco, ho rinunciato al mondo». L'anziano gli disse: «Va', abita nella tua cella». Andò ad abitarvi. Mentre era là i suoi pensieri gli dissero: «Il tetto è vecchio e deve essere rifatto». Andò dall'anziano: «I miei pensieri mi dicono: Il tetto è vecchio e deve essere rifatto». L'anziano gli disse: «Va', rinuncia al mondo». Il fratello se ne andò, donò le dieci monete e tornò dall'anziano: «Ecco che ho rinunciato al mondo». Mentre era nella sua cella i suoi pensieri gli dissero: «Ecco, tutto è vecchio, verrà il leone e mi mangerà». Espose i suoi pensieri all'anziano che gli disse: «Vorrei che tutto cadesse su di me e che il leone venisse a mangiarmi, per essere liberato dalla vita. Va', dimora nella tua cella e prega Dio».


Dalla Regola del nostro Santo Padre Benedetto

QUALE DEVE ESSERE IL CELLERARIO DEL MONASTERO

Tutti gli oggetti e tutti i beni del monastero li consideri come i vasi sacri dell'altare; e non ritenga nulla di poco conto. Non si lasci dominare dall'avarizia e neppure sia prodigo o sperperatore dei beni del monastero, ma faccia tutto con misura e secondo le direttive dell'abate. Soprattutto sia umile e a chi non può procurare la cosa richiesta dia una buona parola di risposta, come sta scritto: «Una buona parola vale più di ogni dono prezioso» (Sir 18,16-17). Tenga sotto la sua cura soltanto ciò che l'abate gli avrà affidato; non ardisca invece ingerirsi in ciò da cui l'abate lo avrà escluso. 1La quantità di cibo stabilita la serva ai fratelli senza alcuna arroganza e senza ritardi per non scandalizzarli, ricordando che cosa meriti, secondo la parola del Signore, chi scandalizza uno dei piccoli (Mt 18,6).

Cap.31,10-16.