Liturgia della Settimana

preparata dai giovani monaci del monastero di S.Vincenzo Martire, Bassano Romano (VT)  
02 - 08 Giugno 2024
Tempo Ordinario IX, Colore verde
Lezionario: Ciclo B | Anno II, Salterio: sett. 1

Commento alle Letture

Lunedì 03 giugno 2024

Lo uccisero e lo gettarono fuori della vigna...

La parabola odierna del vangelo ci propone l'amore incondizionato di Dio, che invia il suo Figlio nella vigna, di sua proprietà, e il rifiuto dei capi d'Israele, che non accettano questa signorìa. L'andamento simbolico investe tutta la storia del popolo d'Israele, fino alla tragedia che già si preannuncia, e si proietta nel futuro, interpellando la coscienza di ognuno. Il racconto allegorico segue questa semplice andatura, propria del vangelo di Marco. Il padrone della vigna manda un servo a ritirare dai vignaioli i frutti della vigna, ma il servo è bastonato; il padrone ne manda altri, e sono uccisi. Alla fine manda il suo figlio, dicendo: "Avranno rispetto per il mio figlio". Invece i vignaioli uccidono il figlio, pensando: "Così avremo noi la vigna". E' la storia umana che non riconosce e non accetta il dono di Dio. E' incredibile questo accecamento dell'uomo. Dio non ci opprime. Dio non ci costringe. Ci lascia nella nostra libertà di figli, carissimi, solo vuole condividere con noi la sua amicizia, dalla quale proviene la nostra vera felicità, ora e per sempre. Gesù, che parla della punizione dei vignaioli, ma non di quella della vigna, lascia intendere, che l'antico Israele può ancora far parte del popolo di Dio a condizione di non inciampare contro la pietra angolare, Cristo. Così Gesù per la prima volta in pubblico denuncia le intenzioni omicide dei suoi avversari e sottolinea che l'attuale piano di salvezza, per la volontà misericordiosa del Padre, passa su di lui. Facciamo attenzione perché la storia d'Israele può ripetersi; non è solo un evento del passato. Non è, neppure, un discorso minaccioso. La salvezza di Dio ha il suo corso inarrestabile. Allora "Darà la vigna ad altri". Ma noi "siamo sua vigna, suo pascolo". La sua opera di coltivatore nei nostri riguardi consiste nel fatto che non cessa d'estirpare con la sua parola dal nostro cuore i germi del male. E il frutto ci sarà. "Il nostro frutto però non renderà lui più ricco, ma renderà noi più felici" (Sant'Agostino).


Apoftegmi - Detti dei Padri

Un fratello domando all'anziano: "Come entra nell'anima il timore di Dio?". Disse l'anziano: "se l'uomo è umile, povero, e se non giudica gli altri, il timore di Dio entra in lui".


Dalla Regola del nostro Santo Padre Benedetto

I MONACI PELLEGRINI

Inoltre se l'abate lo giudica degno, potrà assegnargli un posto più elevato. E questo non valga solo per un monaco, ma anche per uno che provenga dai sopraddetti gradi dei sacerdoti e dei chierici: cioè, se l'abate vede che la loro condotta lo merita, potrà elevarli a un posto superiore a quello dovuto per l'ingresso in monastero. L'abate però si guardi bene dall'ammettere nella propria comunità un monaco di altro monastero conosciuto, senza il consenso o le lettere commendatizie del suo abate, perché sta scritto: «Non fare agli altri quello che non vuoi sia fatto a te» (cf. Tb 4,16; Mt 7,12).

Cap.61,11-14.