Oggi ci viene ricordato che la suprema manifestazione del 'sacro' avviene attraverso segni umili e semplici, il pane e il vino, frutto della terra e del lavoro dell'uomo. Così l'Eucaristia stimola anche noi ad assumere la logica di Dio, quella di trasformare le nostre piccole cose in 'sacri segni'. Nell'ispirazione dell'evangelista Marco la celebrazione dell'ultima cena di Gesù specificatamente entra nella grande festa della Pasqua. "Il primo giorno degli Azzimi, quando si immolava la Pasqua", i discepoli chiedono al Maestro dove dovevano prepararla. Nella descrizione poi della cena, l'evangelista nota solo i gesti e le parole di Gesù, che sono basilari del nuovo memoriale, che sarà celebrato in sua memoria. Gesù, nell'intimità del cenacolo in mezzo ai suoi, e prima della sua passione, attua quello che annuncia: "Questo è il mio sangue, il sangue dell'alleanza versato per molti". Nella ritualità di questa particolare cena, la gioia, che di solito seguiva al patto stipulato, al momento viene procrastinata, perché Gesù, entrando nella sua funzione di vittima e di sacerdote, descrive e interpreta tutto: la sua passione e la sua morte in croce. Sicuramente saranno state parole sconcertanti, che devono aver sorpreso gli apostoli. Naturalmente erano parole profetiche, che offrivano il significato di ciò che stava per compiersi. Quel vino sarà veramente il suo sangue della nuova ed eterna Alleanza, sangue versato dalla croce per ogni uomo. Dentro il dramma della passione e della morte, infatti c'è un mistero di amore, che Dio, attraverso la contemplazione della croce, pone allo sguardo dell'umanità. La celebrazione del "Corpus Domini" è proprio questo: il dono di sé, che Gesù fa ai suoi discepoli di ieri, di oggi e di sempre. Ci garantisce, nel pane e nel vino consacrati, la sua presenza sacramentale. Senza questo punto di appoggio, tutto diventa prima o poi un non senso. Avere fede nell'Eucaristia significa credere in Dio, che ha stretto un patto con ogni uomo in cammino nel deserto della vita.
Abba Epifanio disse: "Ai peccatori che si pentono, come alla peccatrice, al ladrone e al pubblicano, il Signore perdona tutto il debito. Ma ai giusti chiede anche gli interessi. Ecco cosa significa ciò che disse agli apostoli: se la vostra giustizia non sarà maggiore di quella degli scribi e dei farisei non entrerete nel regno dei cieli".
I MONACI PELLEGRINI E se in seguito vorrà fissare lì la sua stabilità, non si respinga questo suo desiderio, tanto più che nel periodo dell'ospitalità si è potuto ben conoscere il suo tenore di vita. Ma se, mentre è stato ospite, si è dimostrato pieno di esigenze o di difetti, non solo non deve essere aggregato alla comunità, ma anzi gli si dica con garbo di andarsene, perché le sue miserie non contagino anche gli altri. Se invece non è tale da meritare di essere allontanato, non solo se lo chiede lui sia associato alla comunità, ma anche si insista perché rimanga, in modo che gli altri siano edificati dal suo esempio: infatti in ogni luogo si serve un solo Signore e si milita sotto un unico Re.