E' molto facile esprimere dei giudizi severi e pretendere una coerenza assoluta tra il "dire" e il "fare": quando si tratta di valutare le azioni "altrui". La maggior parte delle volte la stessa severità che si vuole negli altri non la applichiamo però a noi stessi. Gesù ci invita al cammino opposto e ci esorta al miglioramento dei nostri comportamenti. Questo atteggiamento deve nascere da un profondo rinnovamento spirituale, interiore. Un'attenzione maggiore, poi, alle nostre azioni e alle nostre parole ci condurrà certamente ad atteggiamenti più sereni ed equilibrati verso il nostro prossimo. Così, tanti difetti insopportabili, che possono rovinare le relazioni interpersonali, ci sembreranno non così importanti. Questo è quel che ci chiede Gesù quando ci parla di togliere prima la trave dal nostro occhio e in pratica di purificare il nostro sguardo verso il mondo e chi ci sta vicino! Chiediamo perché siamo sempre più capaci di questa conversione interiore.
Disse: "Come si dissipa un tesoro scoperto, così qualsiasi virtù, quando è resa notoria e manifesta, svanisce.
NESSUNO ARDISCA ARBITRARIAMENTE PERCUOTERE O SCOMUNICARE UN ALTRO Si eviti nel monastero ogni occasione di presunzione. Perciò ordiniamo e stabiliamo che nessuno può scomunicare qualcuno dei fratelli o percuoterlo, se non ha ricevuto l'autorizzazione dall'abate. I colpevoli siano ripresi alla presenza di tutti, perché anche gli altri ne abbiano timore (1 Tm 5,20). Quanto ai fanciulli fino all'età di quindici anni, sia cura e impegno di tutti il tenerli sotto disciplina; ma anche qui con grande moderazione e buon senso. Se qualcuno, senza ordine dell'abate, ardisce arrogarsi in qualche modo questo potere contro i fratelli già adulti, oppure infierisce senza discrezione sui fanciulli, sia sottoposto alla disciplina regolare, poiché sta scritto: «Non fare agli altri quello che non vuoi sia fatto a te» (cf. Tb 4,16; Mt 7,12).