Liturgia della Settimana

preparata dai giovani monaci del monastero di S.Vincenzo Martire, Bassano Romano (VT)  
13 - 19 Marzo 2022
Tempo di Quaresima II, Colore viola
Lezionario: Ciclo C, Salterio: sett. 2

Commento alle Letture

Giovedì 17 marzo 2022

Lazzaro ha saputo sia essere sia avere.

Il brano di oggi ci illumina sulla preoccupazione del vero ricco del vero povero. “C'era un uomo ricco, che indossava vestiti di porpora e di lino finissimo, e ogni giorno si dava a lauti banchetti. Un povero, di nome Lazzaro, stava alla sua porta, coperto di piaghe, bramoso di sfamarsi di quello che cadeva dalla tavola del ricco”. Un giorno mio amico mi raccontò che è passato nella via in cui si sedeva un mendicante nell’angolo di un palazzo, questo gli chiese una moneta, gliela diede, però per educazione, si fermò anche per scambiare due parole con lui. Quando gli chiese il suo nome, il mendicante si mise a piangere e poi disse che tante persone passano davanti a lui però nessuno ha mai avuto l’intuizione di chiedere come si chiamava, perché era ormai conosciuto come il mendicante dell’angolo del palazzo, mentre lui aveva il nome proprio e si chiamava Giovanni. Nella logica del mondo a volte la nostra identità è definita in base a ciò che possediamo: io sono ciò che ho. Quindi possiamo ipotizzare che forse per questo motivo il ricco della pericope odierna non ha nessun nome. Il suo nome coincide con la sua ricchezza. Invece il povero non ha nulla, ma conserva il suo nome. “Quando muore, l’uomo non porta nulla con sé”, dice il Salmista; nell’altra vita si va solo con ciò che siamo. Per questo l’episodio del ricco e Lazzaro, riportato nel vangelo di oggi, è drammatico e fa molto riflettere: “Stando nell'inferno tra i tormenti, levò gli occhi e vide di lontano Abramo e Lazzaro accanto a lui. Allora gridando disse: Padre Abramo, abbi pietà di me e manda Lazzaro a intingere nell'acqua la punta del dito e bagnarmi la lingua, perché soffro terribilmente in questa fiamma. Ma Abramo rispose: Figlio, ricordati che, nella vita, tu hai ricevuto i tuoi beni e Lazzaro i suoi mali; ma ora in questo modo lui è consolato, tu invece sei in mezzo ai tormenti”. Qui il peccato del ricco non è la ricchezza in sé ma piuttosto la sua mancanza di solidarietà nei confronti del povero Lazzaro, che ha saputo sia essere che avere.


Apoftegmi - Detti dei Padri

Diceva l'abate Mios: «Obbedienza per obbedienza. Se uno obbedisce a Dio, Dio gli obbedisce».


Dalla Regola del nostro Santo Padre Benedetto

ATTEGGIAMENTO DURANTE L'UFFICIO DIVINO

Noi crediamo che Dio è presente dappertutto e che gli occhi del Signore scrutano in ogni luogo buoni e cattivi (Pr 15,3); ma crediamolo soprattutto senza alcun dubbio quando prendiamo parte all'Opera di Dio. Perciò richiamiamo continuamente alla memoria quanto dice il profeta: «Servite il Signore con timore» (Sal 2,11); e ancora: «Cantate inni con arte» (Sal 46,8); e: «A te voglio cantare davanti agli angeli» (Sal 137,1). Consideriamo dunque quale deve essere il nostro atteggiamento alla presenza di Dio e dei suoi angeli e salmodiamo in modo tale che il nostro spirito concordi con la nostra voce.

Cap.19,1-7.