La ricostruzione della vita di San Patrizio rappresenta un rebus per gli storici. Nato nella Britannia Romana si è sempre considerato romano e questa sua affinità spirituale con Roma sarà fondamentale nella sua missione di evangelizzazione. Dopo una giovinezza passata nello svago fu rapito da pirati irlandesi e fu venduto come schiavo. Della successiva parte della vita, caratterizzata da viaggi in Gallia e anche in Italia possiamo conoscere poco se non la presenza di una forte vocazione che lo guiderà nelle sue decisioni importanti e gli farà superare diversi ostacoli. Fu consacrato vescovo d'Irlanda come successore di Palladio e impostò la sua opera pastorale con l'instaurare diocesi e cercò, con successo, di innestare nel sistema sociale tribale indigeno la tradizione romana seguendo il modello romano di Sant'Agostino e con l'accentuazione del valore della comunità ecclesiastica e del cenobio. La volontà della chiesa era rappresentata dai numerosi sinodi da lui promossi, sull'esempio delle chiese di più antica tradizione. Morì nel 461, ma anche su questa data vi sono forti discordanze fra gli storici che la fanno risalire anche verso il 492.
San Patrizio, vescovo: da giovane fu portato prigioniero dalla Britannia in Irlanda; recuperata poi la libertà, volle entrare tra i chierici; fatto ritorno nella stessa isola ed eletto vescovo, annunciò con impegno il Vangelo al popolo e diresse con rigore la sua Chiesa, finché presso la città di Down in Irlanda si addormentò nel Signore.
Dalla «Confessione» di san Patrizio, vescovo
Renderò grazie al mio Dio senza mai stancarmi, perché mi ha conservato fedele nel giorno della prova, sicché oggi posso offrire in sacrificio come ostia vivente la mia vita a Cristo, mio Dio, che mi ha salvato da tutti i miei affanni. Gli dirò: Chi sono io, o Signore, o quale vocazione mi hai tu chiamato per ricoprirmi di tanti favori?
Oggi, dovunque mi trovo, mi posso rallegrare sempre e magnificare il tuo nome tra le genti non solo nella prosperità, ma anche nelle afflizioni. Qualunque cosa, buona o cattiva che sia, devo sempre accoglierla con animo sereno e rendere incessanti grazie a Dio, il quale mi ha fatto dono di una fede incrollabile in lui e mi darà ascolto.
Ancora in questi ultimi giorni della mia vita, sto pensando se intraprendere un'opera veramente santa e meravigliosa; se imitare cioè quei santi di cui il Signore aveva già predetto che avrebbero annunziato il suo vangelo «in testimonianza a tutte le genti», prima della fine del mondo.
Da dove è venuta in me questa sapienza, che prima non avevo? Io non sapevo neppure contare i giorni, nè ero capace di gustare Dio. Come mai dunque mi è stato dato un dono così grande, così salutare, come è quello di conoscere Dio e di amarlo? Chi mi ha dato la forza di abbandonare la patria e i genitori, di rifiutare gli onori che mi venivano offerti e di venire tra le genti di Irlanda a predicare il Vangelo, sopportando gli oltraggi degli increduli e l'infamia dell'esilio, senza contare le numerose persecuzioni fino alla catene e al carcere? Così ho sacrificato la mia libertà per la salvezza degli altri!
Se ne sarò degno sono pronto anche a dare, senza esitazione e molto volentieri, la mia vita per il suo nome. Se il Signore me ne farà la grazia, desidero consacrare tutte le mie forze a questa causa. Ho tanti debiti verso il Signore perché egli mi ha fatto il dono inestimabile di rigenerare in lui con la mia opera molti popoli e di portarli alla pienezza della vita cristiana. Per la sua grazia ho potuto ordinare in tutti i loro villaggi alcuni chierici, a cui affidare queste genti, venute da poco alla fede. Questo è veramente un popolo che il Signore ha chiamato a sé dagli estremi confini della terra, come aveva promesso anticamente, per mezzo dei profeti: «A te verranno i popoli dall'estremità della terra e diranno: i nostri padri ereditarono molte menzogne, vanità che non giovano a nulla» (Ger 16, 19). E ancora: Ti ho posto come luce per le genti, percjè tu sia loro salvezza sino all'estremità della terra (cfr. Is 49, 6). Attendo il compimento della sua promessa. Egli, infatti che non inganna mai alcuno, dice nel vangelo: «Verranno dall'oriente e dall'occidente e siederanno a mensa con Abramo, Isacco e Giacobbe» (Mt 8, 11). Siamo certi perciò che i credenti verranno da ogni parte del mondo. (Cap. 14-16; PL 53, 808-809)
Patrizio (sec. IV-V), nato nella Gran Bretagna settentrionale, fu rapito da predoni e condotto in Irlanda. Fuggito e rientrato in patria, tornò successivamente in Irlanda come vescovo missionario, divenendo il grande evangelizzatore di quelle terre. Il Martirologio geronimiano (sec. V-VI) e il Martirologio di Beda (sec. VIII) lo ricordano il 17 marzo.
Dal Comune dei pastori: per i missionari o per un vescovo.
O Dio, che hai mandato il santo vescovo Patrizio a far conoscere il tuo nome ai popoli dell’Irlanda, per i suoi meriti e la sua intercessione concedi a quanti si gloriano del nome cristiano di annunciare agli uomini le meraviglie del tuo amore. Per il nostro Signore Gesù Cristo, tuo Figlio, che è Dio, e vive e regna con te, nell’unità dello Spirito Santo, per tutti i secoli dei secoli.