Siamo pellegrini in questo mondo. Aneliamo nella fede e nella speranza ai beni futuri. Crediamo nella risurrezione e siamo convinti di essere stati dotati d'immortalità. La nostra vera patria non è la terra, ma il cielo. Tutto ciò che ci circonda, ci affascina, ci preoccupa, è destinato a finire. «Panta rei», tutto passa, dicevano i filosofi greci. La stessa terra che ci ospita avrà un termine. San Pietro parla nella sua lettera di cieli nuovi e terra nuova. È in questa prospettiva che dobbiamo leggere la Scrittura di questa domenica. L'anno liturgico volge ormai al termine e questa tappa importante per noi credenti in Cristo ci serve da una parte per riflettere sulla fugacità e sull'importanza del tempo, da vivere come dono di Dio, e dall'altra sul nostro destino eterno. È significativo che in coincidenza degli sconvolgimenti terrestri e astrali ci sia annunciata la seconda venuta del Signore Gesù che radunerà le genti da ogni parte. Ciò ci deve convincere che i progetti e le opere di Dio hanno sempre e soltanto una finalità di salvezza per le sue creature. Egli non vuole spaventarci preannunciandoci catastrofi e sconvolgimenti naturali; vuole piuttosto renderci attenti e vigilanti. Siamo ignari del futuro, ma fiduciosi in Dio che è Padre, in Cristo che ci ha resi perfetti con il suo unico e perfetto sacrificio. Nella nostra Chiesa quindi non possono trovare spazio i profeti di sciagure, ma soltanto gli annunciatori della speranza e coloro che credono nell'amore misericordioso di Dio. La nostra religiosità non può e non deve cercare motivazioni da paure e fobìe, ma solo dalla fede e dall'amore. Diversamente daremmo credito a coloro che affermano che la religione è l'oppio dei popoli, noi invece affermiamo che è la via della salvezza, il nostro quotidiano specchiarci in Dio per conoscerlo, per conoscerci, per comprendere il valore della vita presente e ancor più quello della vita futura, che non finirà mai più.
Uno degli anziani era solito dire: All'inizio, quando ci trovavamo, eravamo soliti parlare di qualcosa di buono per le nostre anime. Continuando così siamo saliti fino al cielo. Ma adesso quando ci troviamo passiamo il tempo a criticare tutto e ci trasciniamo l'un l'altro nell'abisso.
COME DEVONO ESSERE ACCOLTI GLI OSPITI Alla foresteria sia pure designato un fratello dall'animo pieno di timor di Dio; in essa si dispongano un numero sufficiente di letti arredati, in modo che la casa di Dio sia amministrata con saggezza e da uomini saggi. Con gli ospiti poi non si intrattenga in alcun modo e non parli se non chi ne abbia ricevuto il permesso; ma se qualcuno li incontra o li vede, li saluti umilmente, come abbiamo detto e, chiesta la benedizione, passi oltre dicendo che non gli è consentito fermarsi a conversare con gli ospiti.