Liturgia della Settimana

preparata dai giovani monaci del monastero di S.Vincenzo Martire, Bassano Romano (VT)  
09 - 15 Febbraio 2020
Tempo Ordinario V, Colore verde
Lezionario: Ciclo A | Anno II, Salterio: sett. 1

Commento alle Letture

Sabato 15 febbraio 2020

Tu, Signore, sazi la fame di ogni vivente.

Era tale il fervore con cui molti, moltissimi, seguivano Gesù, che capitava di trovarsi per giorni lontano dai luoghi abitati e con l'urgenza della fame. Egli sente compassione di quella folla, che da tre giorni lo segue ed è senza nulla da mangiare. Dice: «Se li rimando digiuni alle proprie case, verranno meno per via; e alcuni di loro vengono di lontano». Per di più si trovano in una zona deserta dove è impossibile trovare cibo per sfamare tanta gente. Gesù è ben consapevole che il nutrimento spirituale, che ha sicuramente l'indiscusso primato, deve includere anche quello materiale: anch'egli, nella dura esperienza del deserto dopo quaranta giorni, ebbe fame. La fame, anche quella del corpo, deve essere sfamata. Gesù, creando un vincolo significativo tra i due appetiti da nutrire, e coniugando i valori dello spirito e il sano soddisfacimento delle esigenze materiali, compie il miracolo, dando così completezza alla sua missione e coinvolgendo così tutto l'uomo. Con sette pani e pochi pesciolini benedetti e moltiplicati dalla sua potenza divina, circa quattromila persone mangiarono e si saziarono: e portarono via sette sporte di pezzi avanzati. E li congedò. Il nostro Dio non è soltanto il Dio della Parola, dei sacrosanti valori dello spirito, ma è anche il Dio provvido, il Dio che sazia la fame di ogni vivente. A noi chiede la doverosa solidarietà e la cristiana carità che fa sì che i beni, che vengono dalla sua mano, siano poi distribuiti a tutti.


Apoftegmi - Detti dei Padri

«Qualunque immagine appaia, colui che la vede non cada in trepidazione, ma piuttosto interroghi con sicurezza dicendo dapprima: "Chi sei tu e da dove vieni?"... Se si tratta di una potenza diabolica, subito si indebolirà vedendo un animo sicuro e vigoroso.

Antonio ai suoi monaci

Dalla Regola del nostro Santo Padre Benedetto

L'UMILTÀ

Il secondo gradino dell'umiltà si sale quando uno, non amando la propria volontà, non si compiace di soddisfare i suoi desideri, ma imita con i fatti quella parola del Signore che dice: «Non sono venuto a fare la mia volontà, ma la volontà di colui che mi ha mandato» (Gv 6,38). E similmente la Scrittura dice: «La volontà propria merita la pena, mentre la costrizione procura il premio». Il terzo gradino dell'umiltà si sale quando uno per amor di Dio si sottomette al superiore in tutta obbedienza, imitando il Signore di cui dice l'apostolo: «Si è fatto obbediente al Padre fino alla morte» (Fil 2,8).

Cap.7,31-34.