Mentre con Cristo Gesù saliamo verso Gerusalemme e ci affrettiamo verso la Pasqua, a mo’ di sprone e di incoraggiamento, dalla Parola di oggi sentiamo scandire le promesse divine, antiche e nuove: «Stabilirò la mia alleanza con te e con la tua discendenza dopo di te di generazione in generazione, come alleanza perenne, per essere il Dio tuo e della tua discendenza dopo di te». E' l'alleanza con Abramo e con la sua discendenza, la prima alleanza in vista di quella ultima e definitiva: «Abramo, vostro padre, esultò nella speranza di vedere il mio giorno; lo vide e fu pieno di gioia». il Padre celeste vuole essere il Dio, l'unico Dio del suo popolo per sempre. Un Patto di reciproca fedeltà: Egli si impegna a mandare la sua grazia e la sua fedeltà, il popolo non solo deve essere fedele, ma deve diventare il “popolo di Dio”; deve recuperare la primitiva appartenenza. Erano questi i "segni" della prima pasqua, il ritorno e la gioiosa riconciliazione. La nuova alleanza prende pienezza di vita sul Calvario con il sacrificio di Gesù e la sua resurrezione. Egli viene come messia e salvatore. Attraverso il sacrificio della croce Dio conclude una nuova e definitiva alleanza con il suo popolo. Ci garantisce una vita nuova: “Se uno osserva la mia parola, non sperimenterà la morte in eterno”. Chiunque crede nell'opera di Gesù e osserva i comandamenti ottiene il perdono dei peccati e la salvezza, e può camminare in santità come un figlio di Dio. Alla samaritana al pozzo di Giacobbe Gesù dice: "Se tu conoscessi il dono di Dio e chi è colui che ti dice "dammi da bere!", tu stessa gliene avresti chiesto ed egli ti avrebbe dato acqua viva"; le stesse parole oggi vengono rivolte a noi: se prendessimo coscienza dei doni che abbiamo ricevuto e di quelli che in Cristo Dio ha preparato per noi, quanta gratitudine! Noi non sperimenteremo la morte, siamo i candidati alla risurrezione. Cristo è mediatore della nuova alleanza perché, mediante la sua morte, noi che siamo stati chiamati riceveremo l’eredità eterna che ci è stata promessa.
Vivrò in grazia di Dio: non rimandare la tua confessione.
Alcuni fratelli vollero vedere l'abba Antonio. Salirono su una barca, e li trovarono un anziano che anche lui voleva andare da Antonio, ma i fratelli non ne sapevano niente. Seduti sulla barca conversavano sui detti dei padri, sulle Scritture e sui loro lavori manuali. L'anziano invece stava in silenzio. Giunti al porto, si accorsero che anche l'anziano andava dall'abate. Arrivati da Antonio, questi disse: «Avete trovato un buon compagno di strada in questo anziano!». E al vecchio: «E tu ti sei trovato con dei buoni fratelli, Padre!». L'anziano rispose: d'accordo, ma la loro casa non ha porte: entra chi vuole nella stalla e slega l'asino!». Parlava così perché i fratelli dicevano tutto quello che passava loro per la testa.
IL LETTORE DI SETTIMANA Alla mensa dei fratelli mentre mangiano non deve mai mancare la lettura; ma non sia uno a caso che prenda un libro e si metta a leggere, bensì vi sia un lettore stabilito per tutta la settimana, che entra in servizio la domenica. Egli, iniziando il turno di lettura, dopo la Messa e la comunione, si raccomandi alla preghiera di tutti, perché Dio tenga lontano da lui lo spirito di superbia. Il lettore intoni nell'oratorio questo versetto, che venga poi ripetuto da tutti per tre volte: «Signore, apri le mie labbra e la mia bocca proclami la tua lode» (Sal 50,17); e, ricevuta la benedizione, entri nell'ufficio di lettore.