Non ci conviene rassegnarci ad un penoso ed interminabile esilio. Non ci conviene restare schiavi e autocondannarci ad una umiliante e penosa sterilità, dopo aver avuto in dono con la vita tanti preziosi talenti. L’infelicità non ci appartiene, ci guasta l’esistenza. L’albero che non produce frutti non deve sfruttare inutilmente il terreno: “Taglialo!” ci sentiremo dire autorevolmente. La santa quaresima che stiamo celebrando, ci invita alla conquista di una gioiosa e completa libertà: la libertà dei risorti, la libertà della Pasqua. È il dono gratuito che è sgorgato da un infinito Amore, da Colui che dice da un roveto di ardere di un fuoco, che non si consuma. Colui che amandoci instancabilmente osserva la nostra miseria e scende per liberarci da potere del male per farci salire da questa terra d’esilio verso una terra bella e spaziosa, verso una terra dove scorrono latte e miele, dove la vita vive nella comunione costante con Dio, Creatore e Padre! Così si adempie in pienezza il progetto divino di salvezza; siamo riscattati e redenti. Un annuncio ed un mandato: dal paradiso terrestre, dopo la triste esperienza del peccato, all’incarnazione del Verbo, alla sua passione morte e risurrezione. Vengono ancora scandite e risuonano più che mai attuali in questi giorni, quelle solenni verità: “IO SONO mi ha mandato a voi”» a cui Gesù fa eco: "Non sono venuto per fare la Mia volontà, ma la volontà del Padre mio che mi ha mandato", «Eccomi, manda me!» e ancora, La Madre: «Eccomi, sono la serva del Signore». Possiamo ben dire che questi sono i prodromi e l’approdo della misericordia, i percorsi della nostra liberazione, la certezza che il Signore: “Perdona tutte le tue colpe, guarisce tutte le tue infermità, salva dalla fossa la tua vita, ti circonda di bontà e misericordia”.
Proposito: l’esame di coscienza quotidiano è un’ottima pratica per convertici.
Un anziano disse: «Giuseppe d'Arimatea prese il Corpo di Gesù e lo mise in una sindone monda e in un sepolcro nuovo, cioè in un uomo nuovo. Che ciascuno abbia gran cura di non peccare per non oltraggiare Dio che abita in lui, e per non scacciarlo dalla sua anima. La manna fu data a Israele per nutrirsi nel deserto, ma al vero Israele è stato dato il Corpo di Cristo».
QUELLI CHE SENZA AUTORIZZAZIONE TRATTANO CON GLI SCOMUNICATI Se un fratello, senza l'autorizzazione dell'abate oserà trattare in qualsiasi modo con il fratello scomunicato o parlare con lui o inviargli un messaggio, incorra nella pena di una eguale scomunica.