«Io porrò inimicizia fra te e la donna, e fra la tua progenie e la progenie di lei; questa progenie ti schiaccerà il capo e tu le ferirai il calcagno». È la solenne promesse del nostro Padre e Creatore dopo il peccato, dopo che abbiamo perso l'albero della vita, il nostro paradiso. Risuona in sintonia nel Cielo la voce: "Ecco, io vengo per fare, o Dio, la tua volontà"». È l'accoglienza del piano del Padre celeste da parte dell'Unigenito Gesù Cristo. Nella pienezza del tempo ecco l'annuncio dell'arcangelo Gabriele alla Vergine di Nazareth: «Non temere, Maria, perché hai trovato grazia presso Dio. Ed ecco, concepirai un figlio, lo darai alla luce e lo chiamerai Gesù. Sarà grande e verrà chiamato Figlio dell'Altissimo; il Signore Dio gli darà il trono di Davide suo padre e regnerà per sempre sulla casa di Giacobbe e il suo regno non avrà fine». È l'annunciazione dell'incarnazione. Ascoltiamo ancora una risposta di totale adesione al volere di Dio: «Ecco la serva del Signore: avvenga per me secondo la tua parola». Così La Madonna, in celeste e terrena armonia, incarnando Dio, incarna l'umanità e si fa Madre di tutti. Gesù compenetrato e unito alla persona dello Spirito entra nel Grembo materno e qui lo Spirito fonde agli Elementi naturali di Maria la sua Anima, sicché le cellule si scindono e iniziano a comporsi per incarnare e formare il mio Corpo spiritualizzato e divino. La Madre Santa, offrendo il suo Grembo al Signore, diviene Grembo dell'umanità, e divenendo concepimento del Verbo di Dio si fa concepimento dell'umanità. Al suo consenso Maria dona una nuova creazione nella nascita del Redentore. Il Padre Celeste ha scelto un mezzo tanto semplice perché avvenisse l'Incarnazione del Figlio suo; gli uomini cercano cose straordinarie fuori del comune; Iddio sceglie una semplice Fanciulla, per quanto nobile, purissima e Immacolata, ma pur sempre una fanciulla. Al suo consenso Maria dona una nuova creazione nella nascita del Redentore. Da tutto questo possiamo ben comprendere il ruolo di Maria e come ci convenga prenderla con noi!
Il santo Rosario, riprenderlo in famiglia, lasciando il cellulare per pensare al Signore.
Un anziano diceva: «Sopporta obbrobrio e afflizione per il nome di Gesù con umiltà e cuore contrito. E mostra davanti a lui la tua debolezza ed egli diverrà la tua forza».
COME L'ABATE DEVE ESSERE PREMUROSO VERSO GLI SCOMUNICATI L'abate abbia cura con la massima sollecitudine dei fratelli che hanno mancato, perché non sono i sani che hanno bisogno del medico, ma i malati (Mt 9,12). E perciò deve, come un medico esperto, usare tutti i rimedi: mandargli in segreto delle «sempecte», cioè dei saggi monaci anziani, i quali quasi di nascosto facciano coraggio al fratello in preda all'agitazione e lo inducano alla soddisfazione e lo confortino perché egli non soccomba sotto un'eccessiva tristezza (2 Cor 2,7), ma, come dice ancora l'apostolo, si dia prova a suo riguardo di maggiore carità (2 Cor 2,8) e tutti preghino per lui.