La divina lezione che Gesù ci ha dato insegnandoci a pregare con il Padre Nostro deve restare il modello di ogni preghiera. Il vangelo di oggi, con l’evangelista Marco, calandosi nelle nostre quotidiane e più immediate urgenze, avendo quasi scrutato benevolmente le nostre fragilità e le nostre necessità che premono, ci esorta: “Chiedete e vi sarà dato; cercate e troverete, bussate e vi sarà aperto. Perché chiunque chiede riceve, e chi cerca trova, e a chi bussa sarà aperto”. Gesù così fuga il dubbio che le nostre invocazioni si sperdano nell’etere, non siano ascoltate, non abbiano né interlocutore né risposte. Ecco la garanzia: “Il Padre vostro che è nei cieli darà cose buone a quelli che gliele chiedono!”. Questa affermazione racchiude una grande promessa e una consolante verità: Il buon Dio, come un Padre ascolta e dà cose buone a coloro che gliele chiedono. Il cuore del nostro Padre celeste è un cuore sempre aperto, traboccante di amore. Dobbiamo però con umiltà fare sempre riferimento a quanto è essenziale della nostra preghiera: “Sia fatta la tua volontà”. È il Padre celeste che con il suo amore e la sua divina sapienza sempre ci dà le “cose buone”. Queste però non sempre corrispondono alle nostre richieste, non sempre quello che chiediamo è il vero bene per noi, non tutto si avvera con la celerità da noi desiderata, non sempre siamo capaci di discernere e valutare le “cose buone” che riceviamo, non sempre la nostra preghiera è perseverante e adorna di certezza, non sempre il nostro spirito è libero, mosso dalla fede fino a potersi librare verso l’Altissimo. Ecco che la regina Ester nella sua ferventissima preghiera chiede: “poni sulle mie labbra una parola opportuna!”. Prima di ogni nostra preghiera dovremmo invocare lo Spirito di Verità perché è sempre vero che nella Luce vediamo e troviamo la Luce.
«Amare è far esistere l'altro, forse è ascoltarlo invece di parlare, ricevere da lui invece di voler dare. Forse egli aspetta che io abbia bisogno di lui».
CON QUALE ORDINE DEVONO DIRSI I SALMI Ai Vespri si cantino ogni giorno quattro salmi, a partire dal 109 fino al 147, eccettuati quelli che si devono utilizzare per altre Ore, cioè dal salmo 117 al 127 e inoltre il 113 e il 142; tutti gli altri si dicano ai Vespri. E poiché verrebbero a mancare tre salmi, si devono dividere della serie suddetta i più lunghi, cioè il 138, il 143 e il 144; invece il salmo 116, dato che è molto breve, si unisca al 115. Stabilito così per i Vespri l'ordine dei salmi, tutto ciò che rimane, cioè la lettura, il responsorio, l'inno, il versetto e il cantico si compia come abbiamo indicato sopra.