Liturgia della Settimana

preparata dai giovani monaci del monastero di S.Vincenzo Martire, Bassano Romano (VT)  
04 - 10 Maggio 2014
Tempo di Pasqua III, Colore bianco
Lezionario: Ciclo A, Salterio: sett. 3

Commento alle Letture

Sabato 10 maggio 2014

“Colma del conforto dello Spirito Santo”.

La Chiesa di Cristo nasce povera ed umile. Il suo tragitto parte da una grotta e si conclude con il martirio sulla croce, sembrerebbe perciò destinata a finire o ad essere travolta in breve tempo. Tanto più che anche dopo il portento della gloriosa risurrezione del Signore, l’annuncio del Risorto viene affidato a uomini fragili, indotti, timidi e poveri. Invece proprio da una apparente disfatta come quella della passione e morte di Gesù redentore e dalla povertà degli Apostoli, giunge a noi la forza che cambia la storia dell’umanità e fa nascere la Chiesa come sacramento universale di salvezza, che si fonda, sì sulla fragilità di Pietro, ma poggia sulla pietra e sulla roccia incrollabile di Cristo. Ci è data così la meravigliosa possibilità di risorgere realmente con Lui, di godere di una irradiazione divina che infonde forza, che illumina, che orienta tutto e tutti verso Dio. È quella luce misteriosa che cambia la vita. La grazia che ricongiunge la terra al cielo. Che cambia la vita di Pietro e di tutti coloro che si lasciano irrorare dalla luce dello Spirito Santo. Ecco la bella immagine della Chiesa degli apostoli che: gode di una grande pace, che è in continua crescita, che cammina nel timore del Signore, ed è colma del conforto dello Spirito Santo. Pietro ha deposto la sua timidezza, sente la forza dello Spirito che opera in lui e quindi pieno di fede può dire ad un paralitico: “Gesù Cristo ti guarisce, àlzati e rifàtti il letto”. Ha in se la potenza dello stesso Signore, sente la possibilità di richiamare in vita una defunta: infatti la prende per mano e la rialza. È il Risorto che tràmite il primo degli Apostoli fa sentire ed espande gli effetti della sua risurrezione! È la Chiesa che sparge i doni del Redentore sanando e richiamando alla vita i morti nel corpo e nello spirito, come Gesù aveva comandato di fare. Si adempie la promessa del Signore: “Chi crede in me, compirà le opere che io compio e ne farà di più grandi”. Il Vangelo di Giovanni ci fa rivivere un momento cruciale della vita di Gesù: Egli ha proposto ai suoi di mangiare la sua carne e bere il suo sangue. Il suo discorso però viene definito “duro” e molti discepoli si “tirano indietro”. Gesù teme che anche gli apostoli vogliano andarsene; arriva però provvidenziale la risposta di Simòn Pietro: «Signore, da chi andremo? Tu hai parole di vita eterna e noi abbiamo creduto e conosciuto che tu sei il Santo di Dio». Come è triste costatare che ancora ai nostri giorni, di fronte all’incomparabile dono della santissima eucaristia molti si tirano indietro o, ancor peggio, vi si accostano in modo sacrilego. Ecco perché la vita del mondo è stracolma di umane debolezze e priva, per propria colpa, della grazia e della bontà di Dio. Così gli uomini diventano una massa di affamati e denutriti!


Apoftegmi - Detti dei Padri

L'Abba Pastor disse: Se una cassa piena di abiti viene abbandonata per lungo tempo, gli abiti contenuti in essa marciscono; così sono anche i pensieri nel nostro cuore. Se non li metteremo in atto concretamente, nel tempo si deformeranno e marciranno.


Dalla Regola del nostro Santo Padre Benedetto

L'ORATORIO DEL MONASTERO

L'oratorio deve essere ciò che il suo nome significa; null'altro perciò vi si faccia o vi si deponga. Terminato l'Ufficio divino, tutti escano nel più assoluto silenzio con gran rispetto a Dio; di modo che se un fratello volesse continuare a pregare da solo, non ne sia impedito dall'altrui importunità. Ma anche in altri momenti, se qualcuno desidera pregare in segreto da solo, entri semplicemente e preghi, non a voce alta ma con lacrime e fervore di cuore. Perciò, a chi non si comporta in questo modo non sia permesso rimanere nell'oratorio quando è terminato l'Ufficio divino, come abbiamo detto, perché gli altri non siano disturbati.

Cap.52,1-5.