Liturgia della Settimana

preparata dai giovani monaci del monastero di S.Vincenzo Martire, Bassano Romano (VT)  
02 - 08 Febbraio 2014
Tempo Ordinario IV, Colore verde
Lezionario: Ciclo A | Anno II, Salterio: sett. 4

Commento alle Letture

Mercoledì 05 febbraio 2014

Il Signore è grande e buono nell'amore.

La prova non è un segno dell'abbandono di Dio. Il Signore corregge chi egli ama. Bisogna superare il dolore che si prova al momento, in attesa della gioia e della pace che verranno. Pur di non fare il male si deve resistere fino al sangue; si deve essere preoccupati di rispondere alla grazia del Signore e di non lasciarsi prendere dal peccato: la radice velenosa che infetta la sofferenza ci colpisce e spesso non sappiamo perché. Sappiamo però che possiamo usarla per una realistica meditazione sulla fragilità della vita e per riconoscere che tuttavia Dio ha pietà di noi. Egli ci conosce e sa che siamo fatti di polvere. Ma ai suoi occhi non siamo polvere, bensì figli che Egli ama con tenerezza. È sempre l'incredulità il grande ostacolo alla salvezza, all'efficacia della presenza e dell'opera di Cristo. Senza fede il miracolo stesso non avviene. Nell'incredulità dei compaesani di Gesù è prefigurata l'obiezione di quanti non vorranno accogliere il Signore che si presenta in forma strana, senza promesse di prestigio, senza insegne di gloria. Ma egli semplicemente si meraviglia della nostra incredulità e comunque va per i villaggi a insegnare e proclamare il regno di Dio a coloro che hanno il cuore disposto...


Apoftegmi - Detti dei Padri

Terribile solitudine di Antonio

Dove eri? Perché non sei apparso fin dall'inizio per porre fine alle mie sofferenze?'. E la voce gli rispose: 'Antonio ero là ma aspettavo per vederti combattere.

Il Signore non è lo spettatore distratto delle nostre lotte, ma il custode della nostra libertà.

Dalla Regola del nostro Santo Padre Benedetto

L'OBBEDIENZA DEI DISCEPOLI

Ma questa stessa obbedienza sarà accetta a Dio e gradita agli uomini solo quando si esegue il comando senza esitazione, senza lentezza, senza svogliatezza, senza mormorare e senza opporre un rifiuto; 1erché l'obbedienza che si presta ai superiori, si presta a Dio; egli infatti ha detto: «Chi ascolta voi, ascolta me» (Lc 10,16). E bisogna che i discepoli lo facciano di buon animo, perché Dio ama chi dona con gioia (2 Cor 9,7). Se infatti il discepolo obbedisce malvolentieri, se si mette a mormorare, non dico con la bocca ma anche soltanto nel suo cuore, ancorché eseguisca il comando, la sua obbedienza non sarà gradita a Dio, il quale vede il cuore di lui che mormora; e quindi per tale azione non ottiene alcun merito, anzi incorre nel castigo dei mormoratori se non si corregge facendone penitenza.

Cap.5,14-19.