La santa di Catania, dove subì il martirio nel 250, è stata venerata fin dal secolo VI a Milano, a Roma e a Ravenna, alla data del 5 febbraio, e anche in Oriente. Benché gli Atti del suo martirio, avvenuto sotto Decio, siano tardivi e apocrifi (avevano ispirato le diciassette antifone, con otto responsori, nel precedente Ufficio). Il patrizio Ricimero aveva fatto costruire a Roma una chiesa dedicate alla santa (secolo V) e destinata agli ariani: Sant'Agata dei Goti; e papa Simmaco, agli inizi del secolo VI, aveva introdotto ufficialmente il culto liturgico della martire a Roma, dedicandole una basilica sulla via Aurelia ("in fundum Lardarium"). Si attribuisce a Gregorio Magno l'introduzione del nome nel canone romano, per cui è venerata con memoria obbligatoria anche oggi. Forse la devozione dei papi per la martire è dovuta al fatto che san Pietro, secondo la leggenda, sarebbe apparso alla vergine crudelmente torturata (con l'asportazione dei seni) per guarirle le piaghe. Preludio al culto fu il miracoloso salvataggio di Catania da un'eruzione dell'Etna, la cui lava si arrestò nel primo anniversario della morte di Agata.
Memoria di sant'Agata, vergine e martire, che a Catania, ancora fanciulla, nell'imperversare della persecuzione conservò nel martirio illibato il corpo e integra la fede, offrendo la sua testimonianza per Cristo Signore.
Dal «Discorso su sant'Agata» di san Metodio Siculo, vescovo
Donata a noi da Dio, sorgente stessa della bontà
La commemorazione annuale di sant'Agata ci ha qui radunati perché rendessimo onore a una martire, che si è antica, ma anche di oggi. Sembra infatti che anche oggi vinca il suo combattimento perché tutti i giorni viene come coronata e decorata di manifestazioni della grazia divina.
Sant'Agata è nata dal Verbo del Dio immortale e dall'unico suo Figlio, morto come uomo per noi. Dice infatti san Giovanni: «A quanti lo hanno accolto ha dato il potere di diventare figli di Dio» (Gv 1, 12).
Agata, la nostra santa, che ci ha invitati al religioso banchetto, è la sposa di Cristo. E' la vergine che ha imporporato le sue labbra del sangue dell'Agnello e ha nutrito il suo spirito con la meditazione sulla morte del suo amante divino.
La stola della santa porta i colori del sangue di Cristo, ma anche quelli della verginità. Quella di sant'Agata, così, diviene una testimonianza di una eloquenza inesauribile per tutte le generazioni seguenti.
Sant'Agata è veramente buona, perché essendo di Dio, si trova dalla parte del suo Sposo per renderci partecipi di quel bene, di cui il suo nome porta il valore e il significato: Agata (cioè buona) a noi data in dono dalla stessa sorgente della bontà, Dio.
Infatti cos'è più beneficio del sommo bene? E chi potrebbe trovare qualcosa degno di esser maggiormente celebrato con lodi del bene? Ora Agata significa «Buona». La sua bontà corrisponde così bene al nome e alla realtà. Agata, che per le sue magnifiche gesta porta un glorioso nome e nello stesso nome ci fa vedere le gloriose gesta da lei compiute. Agata, ci attrae persino con il proprio nome, perché tutti volentieri le vadano incontro ed è insegnamento con il suo esempio, perché tutti, senza sosta, gareggino fra di loro per conseguire il vero bene, che è Dio solo.
Agata fu martire a Catania, probabilmente durante la persecuzione di Decio (251). Il suo culto iniziò a diffondersi nel secolo V, quando papa Simmaco le dedicò una basilica sulla via Aurelia. L’anniversario della sua morte è ricordato il 5 febbraio dal Martirologio geronimiano (sec. V-VI); il suo nome è inserito nel Canone Romano.
Dal Comune dei martiri: per una vergine martire, p. 723, o dal Comune delle
vergini: per una vergine, pp. 741-743.