Isaia proclama l'avvenuta salvezza: Dio ha aiutato il suo popolo. In concreto, egli annunzia libertà e vita: "Ti ho formato per dire ai prigionieri: Uscite, e a quanti sono nelle tenebre: Venite fuori". È giunto il tempo della salvezza; Dio è entrato nella storia per rinnovarla. In una prospettiva pasquale, la liturgia legge l'oracolo profetico relativo al Messia: "Ti ho ascoltato, nel giorno della salvezza ti ho aiutato. Ti ho formato e posto come alleanza per il popolo, per far risorgere il paese, per farti rioccupare l'eredità devasta". La presenza del Messia sarà un fermento di rinnovamento e di pacificazione: Dio si manifesta come consolatore; il passato di lutto e di tristezza è svanito. "Giubilate, o monti; rallégrati, o terra, gridate di gioia, o monti, perché il Signore consòla il suo popolo e ha pietà dei suoi miseri". Gli esuli tornano da occidente e da oriente. Tutti si accorgono che Dio non ha dimenticato di venire in aiuto: la liturgia propone e dimostra un Dio presente, sensibile, preoccupato del bene di tutti. Il vangelo di Giovanni sottolinea la conformità di Gesù alla volontà del Padre, ciò si verifica dopo una sua chiara affermazione di essere figlio di Dio. Alcuni giudei vogliono eliminarlo "perché non soltanto violava il sabato, ma chiamava Dio suo Padre, facendosi uguale a Dio". L'evangelista attesta l'unità di azione tra il Padre e il Figlio. Questa relazione costituisce un modello per i credenti: ascoltando la Parola di Gesù, lo Spirito Santo realizza l'unità dei credenti con il Padre, con Cristo ed in Cristo. Questi testi biblici ci preparano a rinnovare la professione di fede durante la Veglia pasquale.
Un anziano disse: «Lo sforzo e la sollecitudine di non peccare hanno un solo scopo: non scacciare dalla nostra anima Dio che vi abita».
LA SCOMUNICA PER LE COLPE Se un fratello si mostra ribelle o disobbediente o superbo o mormoratore o contrario a qualche punto della santa Regola e alle disposizioni degli anziani, e per di più anche sprezzante, costui sia ammonito in segreto dai suoi superiori una prima e una seconda volta, secondo il comandamento di nostro Signore (cf. Mt 18,15-17). Se non si corregge, sia ripreso pubblicamente davanti a tutti. Se neppure così si sarà emendato, sia sottoposto alla pena della scomunica, se è capace di comprenderne la portata; se invece non è sensibile ad essa, sia punito con un castigo corporale.