Liturgia della Settimana

preparata dai giovani monaci del monastero di S.Vincenzo Martire - Bassano Romano (VT)

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Commento alle Letture

Mercoledì 21 marzo 2012

Io invece non ti dimenticherò mai...

Isaia proclama l'avvenuta salvezza: Dio ha aiutato il suo popolo. In concreto, egli annunzia libertà e vita: "Ti ho formato per dire ai prigionieri: Uscite, e a quanti sono nelle tenebre: Venite fuori". È giunto il tempo della salvezza; Dio è entrato nella storia per rinnovarla. In una prospettiva pasquale, la liturgia legge l'oracolo profetico relativo al Messia: "Ti ho ascoltato, nel giorno della salvezza ti ho aiutato. Ti ho formato e posto come alleanza per il popolo, per far risorgere il paese, per farti rioccupare l'eredità devasta". La presenza del Messia sarà un fermento di rinnovamento e di pacificazione: Dio si manifesta come consolatore; il passato di lutto e di tristezza è svanito. "Giubilate, o monti; rallégrati, o terra, gridate di gioia, o monti, perché il Signore consòla il suo popolo e ha pietà dei suoi miseri". Gli esuli tornano da occidente e da oriente. Tutti si accorgono che Dio non ha dimenticato di venire in aiuto: la liturgia propone e dimostra un Dio presente, sensibile, preoccupato del bene di tutti. Il vangelo di Giovanni sottolinea la conformità di Gesù alla volontà del Padre, ciò si verifica dopo una sua chiara affermazione di essere figlio di Dio. Alcuni giudei vogliono eliminarlo "perché non soltanto violava il sabato, ma chiamava Dio suo Padre, facendosi uguale a Dio". L'evangelista attesta l'unità di azione tra il Padre e il Figlio. Questa relazione costituisce un modello per i credenti: ascoltando la Parola di Gesù, lo Spirito Santo realizza l'unità dei credenti con il Padre, con Cristo ed in Cristo. Questi testi biblici ci preparano a rinnovare la professione di fede durante la Veglia pasquale.


Il Transitus del santo Padre Benedetto

In alcuni monasteri benedettini, si ricorda oggi l'antica memoria liturgica della morte (transitus) di San Benedetto; la solennità di San Benedetto patrono d'Europa è fissata all'11 luglio ma nell'Ordine benedettino è comunque rimasta anche la vecchia festa. Le letture sono proprie. Nel frammento della Genesi, l'autore sacro narra il compimento della creazione e la consacrazione del settimo giorno "perché in esso aveva cessato da ogni lavoro che egli creando aveva fatto". La scelta del testo è probabilmente dovuta alla consacrazione del tempo: per San Benedetto tutto è consacrato a Dio. Il tempo, creato da Dio, è sacro: tale è l'interpretazione biblica e monastica. Il testo del vangelo di Giovanni afferma la comunione e la comunità: "perché siano come noi una cosa sola. Io in loro e tu in me, perché siano perfetti nell'unità e il mondo sappia che tu mi hai mandato e li hai amati come hai amato me". La comunità cristiana ha un ideale: riprodurre la comunione vigente tra il Padre e il Figlio, segno apologetico di credibilità. Una comunità viva ed autentica ha un unico riferimento, la vita trinitaria. Il testo alternativo di s.Matteo proclama il destino eterno di quanti hanno lasciato tutto per seguire Cristo. La qualifica monastica e cenobitica dipende dalla base critstocentrica. La stessa Regola di Benedetto vieta qualsiasi forma di proprietà individuale, a scopo disciplinare e ascetico (cap.33). Il monachesimo si differisce da una impostazione assoluta di dipendenza e di disappropriazione, per conseguire i beni celesti, ad imitazione di Cristo povero, e in spirito di solidarietà con i poveri. Pertanto l'aspetto ascetico è secondario ai valori teologici. Per questo motivo, la tradizione spirituale ha talvolta attribuito all'esistenza monastica il titolo di vita angelica.

Apoftegmi - Detti dei Padri

Un anziano disse: «Lo sforzo e la sollecitudine di non peccare hanno un solo scopo: non scacciare dalla nostra anima Dio che vi abita».


Dalla Regola del nostro Santo Padre Benedetto

LA SCOMUNICA PER LE COLPE

Se un fratello si mostra ribelle o disobbediente o superbo o mormoratore o contrario a qualche punto della santa Regola e alle disposizioni degli anziani, e per di più anche sprezzante, costui sia ammonito in segreto dai suoi superiori una prima e una seconda volta, secondo il comandamento di nostro Signore (cf. Mt 18,15-17). Se non si corregge, sia ripreso pubblicamente davanti a tutti. Se neppure così si sarà emendato, sia sottoposto alla pena della scomunica, se è capace di comprenderne la portata; se invece non è sensibile ad essa, sia punito con un castigo corporale.


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