Liturgia della Settimana

preparata dai giovani monaci del monastero di S.Vincenzo Martire, Bassano Romano (VT)  
09 - 15 Ottobre 2011
Tempo Ordinario XXVIII, Colore verde
Lezionario: Ciclo A | Anno I, Salterio: sett. 4

Commento alle Letture

Mercoledì 12 ottobre 2011

Guai a voi, farisei!

I «guai» scagliati dal Signore contro scribi, farisei e dottori della legge sono l'esatto opposto delle beatitudini. Queste sono frutto e conseguenza del bene riconosciuto, amato e praticato, quelle derivano invece dalle cattive azioni e particolarmente dalla falsità e dall'ipocrisia. Per questo Gesù paragona i suoi nemici a «sepolcri imbiancati», belli all'esterno, ma pieni di putrèdine all'interno. Viene condannato con particolare severità tutto ciò che è finzione ed ipocrisia nell'ambito religioso. Ne sono campioni e rappresentanti autorevoli i farisei, che amano i primi posti nelle sinagoghe e i saluti nelle piazze. Ai nostri giorni si comportano così i rappresentanti di cosche mafiose che venerano i santi, frequentano celebrazioni religiose ma poi si macchiano di orrendi delitti. Viene condannato tutto ciò che è formalismo esteriore e che ingenera la falsa convinzione che tutto si possa compiere ed esaurire con gesti esterni e riti formali. Il Signore li identifica in coloro che pagano «la dècima della menta, della ruta e di ogni erbaggio, e poi trasgrediscono la giustizia e l'amore di Dio». Oggi li potremmo riconoscere in coloro che credono che basti far calare una moneta nel bussolo o sottoscrivere l'offerta dell'otto per mille per adempiere ogni dovere religioso. Praticare la giustizia e l'amore richiede ben altro impegno.


Apoftegmi - Detti dei Padri

Un anziano ha detto: «Bisogna fuggire tutti gli artefici d'iniquità senza eccezione, siano amici o parenti, posseggano dignità di sacerdoti o di principi; perché evitare la loro compagnia ci procurerà l'intimità e l'amicizia di Dio».


Dalla Regola del nostro Santo Padre Benedetto

IL LETTORE DI SETTIMANA

Si osservi a tavola un perfetto silenzio, in modo che non si oda alcun bisbiglio o altra voce all'infuori di quella del lettore. Quanto occorre per mangiare e bere, i fratelli se lo porgano a vicenda, senza che alcuno abbia bisogno di chiedere alcunché. Tuttavia, se proprio occorre qualcosa, lo si chieda col suono di un oggetto qualunque piuttosto che con la voce. E non ardisca nessuno chiedere spiegazioni su quanto si legge o su altro argomento, per non dare occasione di parlare; a meno che il superiore non voglia dire lui due parole di edificazione. Il fratello lettore di settimana, prima di incominciare a leggere, prenda un po' di vino e per rispetto alla santa comunione e perché non gli riesca troppo gravoso mantenere il digiuno; 11dopo, mangi con i settimanari di cucina e i servitori. I fratelli poi non devono leggere tutti per ordine di anzianità, ma soltanto quelli che possono farlo in modo da edificare chi ascolta.

Cap.38,5-12.