Nel vangelo odierno è rivelata una realtà concreta e reale e che molte volte tendiamo a sottovalutare. La lotta contro il male e il demonio è stata sempre una costante nella vita di Gesù. In questa lotta, costante e importante, troviamo una questione veramente determinate per dimostrare la messianicità di Gesù. Il Cristo, l'Unto, il Figlio di Dio, non vuole lottare per la nostra salvezza contro i regni e le potenze terrene. Il vero Messia, ciò che non era chiaro per i contemporanei di Gesù, va più a fondo nel cuore stesso dell'uomo. Il cuore, dove i profeti leggevano la vera legge di Dio, è anche la vera sede di questa lotta perenne tra il bene ed il male. Non comprendere questa realtà significa non accettare il Messia e il suo piano di salvezza. Su questo crinale, della lotta contro il male si pone allora la questione che leggiamo sul vangelo. In nome di chi Gesù opera contro il demonio? La risposta di Gesù è illuminante per la nostra fede perché, in questa lotta antica e moderna, vi è la sicura supremazia del Bene sul male. In questa affermazione vi è un dato importante per noi, nell'evitare una doppia esagerazione, in qualche modo contrapposti. Vi è chi nega la presenza del male e del demonio come realtà esterna all'uomo. Questo atteggiamento non pone sul piano giusto quindi l'opera redentrice di Gesù, risolvendo tutto su un piano deterministico e controllabile dall'uomo. Il male non è reale perché l'uomo, esprimendo la sua libertà si auto-realizza. C'è, però, chi vede tutto in potere al demonio e quindi la libertà dell'uomo è limitata da forze esterne incontrollabili. L'uomo non sarebbe pienamente responsabile del male che compie perché in preda a forze superiori che lo determinano. Riconoscere una forza esterna e che comunque non è allo stesso livelle del Bene supremo impegna consapevolmente l'uomo a non aderire al male. La fede in Gesù ci permette di sconfiggere pienamente il male non con le nostre forze ma con il Dito di Dio: in ciò si realizza per noi allora il piano di salvezza di Dio.
Un anziano ha detto: «Bisogna fuggire tutti gli artefici d'iniquità senza eccezione, siano amici o parenti, posseggano dignità di sacerdoti o di principi; perché evitare la loro compagnia ci procurerà l'intimità e l'amicizia di Dio».
IL LETTORE DI SETTIMANA Si osservi a tavola un perfetto silenzio, in modo che non si oda alcun bisbiglio o altra voce all'infuori di quella del lettore. Quanto occorre per mangiare e bere, i fratelli se lo porgano a vicenda, senza che alcuno abbia bisogno di chiedere alcunché. Tuttavia, se proprio occorre qualcosa, lo si chieda col suono di un oggetto qualunque piuttosto che con la voce. E non ardisca nessuno chiedere spiegazioni su quanto si legge o su altro argomento, per non dare occasione di parlare; a meno che il superiore non voglia dire lui due parole di edificazione. Il fratello lettore di settimana, prima di incominciare a leggere, prenda un po' di vino e per rispetto alla santa comunione e perché non gli riesca troppo gravoso mantenere il digiuno; 11dopo, mangi con i settimanari di cucina e i servitori. I fratelli poi non devono leggere tutti per ordine di anzianità, ma soltanto quelli che possono farlo in modo da edificare chi ascolta.