Il vangelo della liturgia odierna ha un tema particolare: l'importanza dell'insistenza della preghiera. La parabola di Gesù ci mostra come la preghiera insistente sia importante. Per progredire nella nostra vita, anche nel campo della carità, non possiamo prescindere dalla preghiera. L'amico inopportuno rappresenta un po' tutti noi. Chiediamo, allora, con fede e fiducia al Padre, rivolgiamo a Lui le nostre preghiere di lode e di intercessione. Mostriamo, nella preghiera la fede in un Padre che ci vuole bene e vuole il nostro bene; dimostriamo di avere fiducia proprio perché il Padre che ci vuole bene sa accogliere le nostre richieste. Ci dovremmo chiedere, allora, specie quando sembra che il Signore non ci ascolti, con quanta fede proponiamo la nostra preghiera. L'atteggiamento di fede per rivolgerci al Signore è quello di considerare la preghiera come già ottenuta. La richiesta con fede dà per scontato che sia esaudita! Non possiamo, però, lasciarci confondere. Gesù nell'invitarci alla preghiera insistente non ci fa perdere di vista le vere priorità nella vita cristiana. La preghiera è anche aderire alla pedagogia di Dio e scoprire, nell'ascolto vero di Dio, la nostra vocazione autentica. Solo nell'ascolto vero della Parole e nella docilità allo Spirito, possiamo allora scoprire il vero valore della preghiera e di tutte le preghiere. L'invocazione allo Spirito, che Gesù ci raccomanda è il fondamento della vera preghiera; preghiera che diventa trinitaria perché effettuata al Padre, nel nome del Figlio e per lo Spirito Santo. Scopriamo, allora in questo ascolto vero di Dio la forza della preghiera con la quale iniziamo tutte le preghiere: il segno della Croce. Non è un atto magico ma significa predisporsi, nella preghiera, all'ascolto vero perché impariamo a riconoscere la volontà di Dio nella nostra vita. Scopriamo che, nell'autenticità della preghiera cristiana, non obblighiamo Dio ai nostri voleri ma siamo noi che cambiamo per aderire alla sua volontà. In questo senso la preghiera nella fede è sempre esaudita.
Alcuni fratelli vollero vedere l'abba Antonio. Salirono su una barca, e li trovarono un anziano che anche lui voleva andare da Antonio, ma i fratelli non ne sapevano niente. Seduti sulla barca conversavano sui detti dei padri, sulle Scritture e sui loro lavori manuali. L'anziano invece stava in silenzio. Giunti al porto, si accorsero che anche l'anziano andava dall'abate. Arrivati da Antonio, questi disse: «Avete trovato un buon compagno di strada in questo anziano!». E al vecchio: «E tu ti sei trovato con dei buoni fratelli, Padre!». L'anziano rispose: d'accordo, ma la loro casa non ha porte: entra chi vuole nella stalla e slega l'asino!». Parlava così perché i fratelli dicevano tutto quello che passava loro per la testa.
IL LETTORE DI SETTIMANA Alla mensa dei fratelli mentre mangiano non deve mai mancare la lettura; ma non sia uno a caso che prenda un libro e si metta a leggere, bensì vi sia un lettore stabilito per tutta la settimana, che entra in servizio la domenica. Egli, iniziando il turno di lettura, dopo la Messa e la comunione, si raccomandi alla preghiera di tutti, perché Dio tenga lontano da lui lo spirito di superbia. Il lettore intoni nell'oratorio questo versetto, che venga poi ripetuto da tutti per tre volte: «Signore, apri le mie labbra e la mia bocca proclami la tua lode» (Sal 50,17); e, ricevuta la benedizione, entri nell'ufficio di lettore.