In questi giorni le letture, sia quelle tratte dagli atti degli apostoli che dal Vangelo di Giovanni, ci mostrano chiaramente l'intrinseca vivacità della chiesa nascente e la misteriosa forza dello Spirito che anima gli stessi apostoli e tutti coloro che aderiscono a Cristo. Oggi ci sono riferiti gli "Atti" del primo concilio di Gerusalemme donde emerge ancora, da una parte l'originalità del messaggio cristiano e dall'altra l'urgenza di conservare la sua unità nella professione dell'unica fede, liberata dalla fragilità di un ritualismo esteriore e sterile. In questo contesto risuona l'annuncio della gioia cristiana che nasce dall'immergersi nelle profondità dell'amore e nella certezza della presenza del Cristo. Restare nell'amore, come Gesù ci chiede, è la condizione inderogabile per poter poi godere dei benefici che egli vorrà elargirci, ma è anche la condizione per vivere l'amore verso il nostro prossimo e diventare così, a nostra volta, fonte di gioia anche per gli altri. L'urgenza e l'attualità del messaggio della gioia è particolarmente pregnante perché troppo spesso l'esperienza cristiana la si vuole identificare di prevalenza con la sofferenza, con il sacrificio e con la croce.
L'Abba Pastor disse: Se una cassa piena di abiti viene abbandonata per lungo tempo, gli abiti contenuti in essa marciscono; così sono anche i pensieri nel nostro cuore. Se non li metteremo in atto concretamente, nel tempo si deformeranno e marciranno.
L'ORATORIO DEL MONASTERO L'oratorio deve essere ciò che il suo nome significa; null'altro perciò vi si faccia o vi si deponga. Terminato l'Ufficio divino, tutti escano nel più assoluto silenzio con gran rispetto a Dio; di modo che se un fratello volesse continuare a pregare da solo, non ne sia impedito dall'altrui importunità. Ma anche in altri momenti, se qualcuno desidera pregare in segreto da solo, entri semplicemente e preghi, non a voce alta ma con lacrime e fervore di cuore. Perciò, a chi non si comporta in questo modo non sia permesso rimanere nell'oratorio quando è terminato l'Ufficio divino, come abbiamo detto, perché gli altri non siano disturbati.