C'è un modo nuovo, più intimo, più intenso, di realizzare la nostra unione con Cristo per essere suoi veri discepoli; non può essere più soltanto questione di circoncisione, di riti o di sterili pratiche esteriori. Gesù, usando l'immagine della vite e dei tralci, rileva un legame indissolubile che deve unire i suoi alla sua persona. Come il tralcio non può vivere separato dal tronco, così il cristiano non può garantirsi una vita piena e feconda se non nell'intimità della comunione con Cristo. Quella che Egli ci propone è una vera comunione di vita, che ci eleva ad una prodigiosa deificazione nell'intimo della nostra natura. Egli ci promette di diventare capaci di portare molto frutto nel tempo e nell'eternità; è il dono migliore che potessimo ricevere. Per gustarlo sino in fondo dovremmo aver sperimentato il non senso della vita, il nulla dopo l'affanno e la fatica di molti anni, il fallimento di un'esistenza vuota, l'essere diventati dei rami secchi da gettare nel fuoco per essere bruciati. Una risposta immediata alla nostra unione intima alla vite, (è sempre Gesù a promettercela) è data dall'efficacia della nostra preghiera: "Se rimanete in me e le mie parole rimangono in voi, chiedete qual che volete e vi sarà dato".
Signore, abbi pietà di me peccatore!
I FRATELLI CHE NON VANNO MOLTO LONTANO I fratelli che sono inviati fuori per una qualsiasi incombenza e prevedono di poter ritornare al monastero in giornata, non ardiscano mangiare fuori, anche se sono invitati con insistenza da qualcuno, a meno che non abbiano l'autorizzazione dal loro abate. Se agiranno diversamente, siano scomunicati.