Liturgia della Settimana

preparata dai giovani monaci del monastero di S.Vincenzo Martire, Bassano Romano (VT)  
01 - 07 Aprile 2007
Settimana Santa , Colore rosso
Lezionario: Ciclo C, Salterio: sett. 2

Commento alle Letture

Martedì 03 aprile 2007

L'ora della glorificazione di Dio.

In Isaia, il Servo di Dio alza la voce, per riassumere la sua vocazione e la sua missione al servizio del disegno di Dio, a favore dell'umanità. "Io ti renderò luce delle nazioni perché porti la mia salvezza fino all'estremità della terra". Il canto manifesta fiducia in Dio, che renderà giustizia. Dio non abbandona mai chi crede e spera; tale è anche il messaggio del Nuovo Testamento. "Proclamerò, Signore, la tua salvezza". Giovanni riferisce alcuni particolari sull'ultima cena, in particolare sull'inizio del tradimento di Giuda e l'imminente rinnegamento di Pietro. Pur essendo commosso, Gesù spiega i fatti che stanno accadendo e comunica agli apostoli un aspetto nuovo del suo destino: "Ora il Figlio dell'Uomo è stato glorificato e anche Dio è stato glorificato in lui, e lo glorificherà subito". L'ora della morte e quella della risurrezione sono un'unica ora di manifestazione di Dio. L'entusiasmo precipitoso di Pietro era troppo fragile per capire l'itinerario verso la croce.


Apoftegmi - Detti dei Padri

L'abba Antonio predisse all'abba Amun: «Tu farai molti progressi nel timore di Dio». Poi lo condusse fuori dalla cella e gli mostrò una pietra: «Mettiti a ingiuriare questa pietra», gli disse, «e colpiscila senza smettere». Quando Amun ebbe terminato, sant'Antonio domandò se la pietra gli avesse risposto qualcosa. «No», disse Amun. «Ebbene! anche tu», aggiunse l'anziano, «devi raggiungere questa perfezione».


Dalla Regola del nostro Santo Padre Benedetto

SE I MONACI POSSONO AVERE ALCUNCHÉ DI PROPRIO

Nel monastero bisogna estirpare fin dalle radici soprattutto questo vizio: che nessuno ardisca dare o ricevere qualcosa senza il permesso dell'abate; né avere alcunché di proprio, nulla nel modo più assoluto: né libro, né tavolette, né stilo, proprio niente insomma; dal momento che ai monaci non è lecito disporre nemmeno del proprio corpo e della propria volontà. Tutto il necessario invece lo devono sperare dal padre del monastero; e non sia lecito avere alcuna cosa che l'abate non abbia data o permessa. Tutto sia comune a tutti - come sta scritto - e nessuno dica o ritenga qualcosa come sua proprietà (At 4,32). E se si scoprirà un fratello che asseconda questo pessimo vizio sia ripreso una prima e una seconda volta; se non si corregge, sia sottoposto alla disciplina regolare.

Cap.33,1-8.