Liturgia della Settimana

preparata dai giovani monaci del monastero di S.Vincenzo Martire, Bassano Romano (VT)  
11 - 17 Giugno 2006
Tempo Ordinario X, Colore verde
Lezionario: Ciclo B | Anno II, Salterio: sett. 2

Commento alle Letture

Venerdì 16 giugno 2006

Chi guarda una donna con desiderio ha già commesso adulterio.

"Tutto il discorso della Montagna: "le Beatitudini" è un invito ad andare oltre la legge. La legge va osservata comunque non in forza della legge in quanto tale, ma dell'amore, che ne è il fondamento e il compimento. Anche i discepoli di Gesù la osservano, ma la vivono e la vivranno con uno spirito nuovo, nell'amore di Dio e nel rispetto degli altri. "Avete inteso che fu detto: non commettere adulterio. Ma io vi dico: chiunque guarda una donna per desiderarla, ha già commesso adulterio con lei nel suo cuore". Non commettere adulterio con gli occhi e non lo commetterai con il cuore. Se il Signore Gesù ha condannato l'ira in maniera assoluta, vietando non solo l'omicidio, ma escludendo anche il minimo risentimento, si può capire la valenza di un sano rapporto con la donna non tua, ma con te, simile nell'immagine di Dio. La posta in palio è grande e portatrice di una dignità da suggerire al Maestro: "se il tuo occhio ti scandalizza cavalo". Il linguaggio simbolico è chiaro: vale la pena sacrificare qualche aspetto dell'esistenza piuttosto che rovinare tutto. La nostra coscienza non è sempre capace di discernere il vero bene dal vero male. Gesù, precisando con tanta chiarezza che il peccato, attraverso il solo desiderio, già abita in noi, e va stanato nel suo profondo, riporta l'uomo nella danza della vita. Non siamo lasciati alle nostre deboli forze. Dio stesso opera in noi, per mezzo dello Spirito Santo, il volere e l'operare, pur lasciando in gioco la nostra libertà. "O non sapete che il vostro corpo è tempio dello Spirito Santo che è in voi e che non appartenete a voi stessi? Infatti siete stati comprati a caro prezzo. Glorificate dunque Dio nel vostro corpo".


Apoftegmi - Detti dei Padri

Il padre Elia disse: "Io ho timore di tre cose: di quando l'anima uscirà dal corpo, di quando mi incontrerò con Dio, di quando la sentenza sarà profferita su di me".


Dalla Regola del nostro Santo Padre Benedetto

IL PRIORE DEL MONASTERO

Capita abbastanza spesso purtroppo che per la nomina del priore nascano nel monastero gravi scandali. Ci sono infatti alcuni che, gonfi del malvagio spirito di superbia, si considerano come un secondo abate e, arrogandosi un potere assoluto, provocano scandali e divisioni nella comunità; e questo succede soprattutto in quei luoghi dove il priore viene designato dallo stesso vescovo o dagli stessi abati che hanno stabilito in carica l'abate. Quanto ciò sia assurdo è facile capirlo, perché così si dà al priore motivo per insuperbirsi già dall'inizio della sua carica; difatti i suoi pensieri gli insinueranno che egli è indipendente dall'autorità del suo abate, dal momento che anche lui è stato stabilito in carica da quelli stessi che hanno stabilito l'abate.

Cap.65,1-6.