L'ottavo comandamento del Decalogo esige veridicità e lealtà con il prossimo. Nelle parole di Gesù tale esigenza è sottolineata con la proibizione assoluta dei giuramenti. "Non giurare neppure sulla tua testa, egli dice, perché non hai il potere di rendere bianco o nero un solo capello. Sia invece il vostro parlare sì, sì, no, no; il di più viene dal maligno". Meraviglioso consiglio, che nel pensiero di Gesù non è certo solo un modo di esprimersi, ma un vero e proprio modo di vita. Evitare la doppiezza per sistema. Evitare la finzione. L'espressione di Gesù: "non giurare neppure sulla tua testa", è veramente sconcertante, e da parte nostra alquanto incosciente. Dio è padrone della tua vita, ha contato tutti i capelli del tuo capo e ti ha fatto così come sei. Come si può offrire in pegno qualcosa di cui non si può affatto disporre? Non arriviamo forse anche noi a espressioni forti, come "per la mia vita", "non passa più vedere i miei?" ed altro. Il nostro linguaggio dovrebbe essere sostenuto esclusivamente dalla semplicità e dalla serietà della nostra vita, senza ricorrere a formule religiose, implicanti l'onore di Dio per far passare quanto si vuole asserire. "Il vostro parlare sia sì, no". Le nostre parole devono esprimere veramente quello che pensiamo. Ciò vale anzitutto davanti a Dio, ma anche davanti agli uomini, di cui Dio stesso prende le difese. Gesù non vuole darci una norma etica, alquanto sapienziale, ma metterci davanti a Dio Padre sulla stessa sua linea. S. Paolo dice: "Gesù Cristo non fu sì e no, ma in lui c'è stato il sì, e tutte le promesse di Dio in lui sono diventate sì". Il nostro Maestro vede all'opera anche il grande avversario dell'uomo, il maligno. Il giocare con l'onore di Dio, non è soltanto una semplice mancanza, ma una vera opposizione alla sua verità.
Disse il padre Elia, il diacono: "che cosa può il peccato dove vi è il pentimento? A che giova l'amore dove c'è orgoglio?".
IL PRIORE DEL MONASTERO Da qui derivano invidie, contese, maldicenze, rivalità, dissensi, disordini; e mentre l'abate e il priore sono in disaccordo, è inevitabile che le loro anime si trovino in pericolo a causa di questo dissidio, e che i loro sudditi, parteggiando per l'uno o per l'altro, vadano in perdizione. La responsabilità di un simile rischio ricade anzitutto su coloro che hanno provocato un tale disordine.