La pesca miracolosa descritta nel capitolo conclusivo del Vangelo di San Giovanni è molto bella e significativa. Il Gesù Risorto è già apparso ai discepoli a Gerusalemme. La loro fede ancora non riesce a comprendere ciò che sta avvenendo ed ecco che ritornano in Galilea, ritornano a quelle attività che avevano prima di incontrare Gesù. La vicende sembra essere chiusa. Di nuovo, come per i discepoli di Emmaus, Gesù "rincorre" i suoi discepoli. Stavolta sul lago di Tiberiade, e li trova a pescare. Sembra che la loro fatica sia infruttuosa. È quasi un bilancio della loro vita. Hanno conosciuto Gesù, gli sono stati acanto, aveva promesso loro tante cose, eppure la rete è vuota. La vita non è cambiata. Questa apparizione serve proprio a confermare una fede che ancora non era matura e pronta, perché non accompagnata da un atteggiamento di fiducioso affidamento a Cristo. La fede è tale quando abbiamo fiducia, è fonte di vita nuova quando abbiamo nel nostro cuore il Cristo Risorto che riempe le reti della nostra pesca per una vita nuova.
Un fratello interrogò un anziano: «Che fare? Una moltitudine di pensieri mi fa guerra e non so come resistere». Disse l'anziano: «Non lottare mai contro tutti, ma contro uno solo. Poiché tutti i pensieri degli uomini hanno una testa sola. Bisogna dunque esaminare quale sia realmente quell'unico pensiero e quale la sua natura, poi lottare contro di esso. Allora tutti gli altri pensieri perderanno la loro forza».
QUELLI CHE GIUNGONO TARDI ALL'UFFICIO DIVINO O ALLA MENSA Quando è l'ora dell'Ufficio divino, appena si sente il segnale, si lasci subito quanto si ha tra le mani e si corra con la massima sollecitudine, ma sempre con gravità, per non dare adito alla leggerezza. Nulla quindi si anteponga all'Opera di Dio. Se qualcuno alle Vigilie notturne arriverà dopo il Gloria del salmo 94 - che appunto per questo vogliamo sia detto in modo molto pacato e lento - non occupi in coro il posto suo, ma se ne stia all'ultimo oppure in disparte, in un posto che l'abate avrà destinato proprio per tali ritardatari, in modo che sia visto da lui e da tutti, fino a che, terminato l'Ufficio divino, dia soddisfazione con una pubblica penitenza.