Liturgia della Settimana

preparata dai giovani monaci del monastero di S.Vincenzo Martire, Bassano Romano (VT)  
19 - 25 Marzo 2006
Tempo di Quaresima III, Colore viola
Lezionario: Ciclo B, Salterio: sett. 3

Commento alle Letture

Venerdì 24 marzo 2006

Il Signore Dio nostro è l'unico Signore: lo amerai.

Rileggiamo oggi le bellissime parole di Gesù, che costituiscono la definizione di tutto il Vangelo. Si tratta di una interrogazione fatta a Gesù da un Dottore della Legge, in merito ad una graduatoria dei precetti elencati dalla Legge. Una richiesta necessaria e sincera per il gran numero di leggi che preoccupava la sua mente e la mente di tanti altri dottori e scribi, al quale Gesù risponde garbatamente, elogiando, poi il breve commento che il dottore stesso ne fa. La risposta di Gesù non è di per sé sconosciuta, cita lo Shemà Yisrael, "Ascolta, Israele", il credo del pio israelita, tratto dal Deuteronomio, ripetuto, ancora oggi, tre volte al giorno. A questo primo comandamento segue quasi come conseguenza naturale: "amerai il prossimo tuo come te stesso", tratto dal Levitico. Con questa risposta, Gesù vuole riassumere i comandamenti delle due tavole della Legge, quelli della prima tavola con l'amore assoluto a Dio con tutte le potenze dell'uomo: cuore, anima, intelligenza e forze; quelli della seconda tavola con l'amore anch'esso assoluto e disinteressato verso il prossimo. E' chiaro che con Gesù il collegamento fra i due precetti viene posto per la prima volta nel senso che essi compendiano tutto il rapporto umano con Dio, e che il significato di "prossimo" viene allargato al massimo fino a comprendere ogni uomo. "Ogni volta che avete fatto queste cose a uno solo di questi miei fratelli più piccoli, l'avete fatto a me", una conferma che ci viene data dal Vangelo nel giudizio finale. E' anche la confessione di fede, che ne fa il dottore, dei due precetti dell'amore verso Dio e verso il prossimo, inclusi in uno solo, che "vale più di tutti gli olocausti e i sacrifici". L'amore verso i fratelli è il vero sacrificio che giunge gradito a Dio.


Apoftegmi - Detti dei Padri

Un anziano disse: «Giuseppe d'Arimatea prese il Corpo di Gesù e lo mise in una sindone monda e in un sepolcro nuovo, cioè in un uomo nuovo. Che ciascuno abbia gran cura di non peccare per non oltraggiare Dio che abita in lui, e per non scacciarlo dalla sua anima. La manna fu data a Israele per nutrirsi nel deserto, ma al vero Israele è stato dato il Corpo di Cristo».


Dalla Regola del nostro Santo Padre Benedetto

QUELLI CHE SENZA AUTORIZZAZIONE TRATTANO CON GLI SCOMUNICATI

Se un fratello, senza l'autorizzazione dell'abate oserà trattare in qualsiasi modo con il fratello scomunicato o parlare con lui o inviargli un messaggio, incorra nella pena di una eguale scomunica.

Cap.26,1-2.