La gara dei più bravi, sprovvisti di umiltà e di esperienza! Ecco come si presentano i discepoli di Giovanni di fronte ai loro correligionari. Si scandalizzano perché mentre essi digiunano, i discepoli di Gesù non digiunano. La risposta di Gesù è molto eloquente: egli sta inaugurando il tempo del fidanzamento, delle nozze, già prefigurato e cantato dei profeti, in cui ai tanti attestati di amore di Dio verso il suo popolo, si frappongono i tanti adulteri del popolo che segue le divinità dei popoli circostanti. I discepoli di Gesù non possono digiunare perché lo Sposo è con loro. Il comportamento dei discepoli di Giovanni mostra invece che essi ancora non sanno vedere in Gesù il Messia e non sanno che il regno di Dio è gioia e pace nello Spirito. E' quel famoso tesoro trovato nel campo, che per averlo, per acquistarlo, gioiosamente, si vende tutto. Ne fa eco l'anima esultate di Francesco: "E' tanta la gioia che mi aspetto, che ogni pena mi è diletto". Ma su questa festosa comunità incombe, nell'esodo della vita, la minaccia della violenza. Verranno giorni nei quali lo sposo sarà tolto con violenza ai suoi amici e questi saranno nella desolazione e nel pianto. Comunque il digiuno, pur non caratterizzando l'esistenza cristiana in quanto questa è vissuta sempre con lo Sposo risorto, ha una doverosa valenza ascetica di purificazione e di dominio di sé, specialmente in questo cammino comunitario quaresimale per essere più disponibile al servizio di Dio e del prossimo. Inoltre la privazione del cibo e di altre cose, o un loro uso più frugale, è un modo auspicabile per poter disporre almeno del superfluo a vantaggio di chi è sprovvisto di tutto.
«La cella del monaco è la fornace di Babilonia, dove i tre fanciulli trovarono il Figlio di Dio; e la colonna di nube, da cui Dio parlò a Mosè».
La cella è il sinonimo della preghiera, perché è il luogo dove, nel segreto e nella verità, ci collochiamo davanti al Padre. E quando la preghiera è luce e fuoco, allora la cella diventa una fornace ardente e il luogo dove si manifesta la nube luminosa.
COME CELEBRARE LE LODI MATTUTINE La domenica alle Lodi mattutine si dica prima il salmo 66, senza antifona, di seguito;poi il salmo 50, cantato con l'Alleluia; dopo di esso il 117 e il 62; quindi il cantico Benedicite (Dn 3,57-88) e le laudes (i salmi 148-149-150), una lettura dell'Apocalisse a memoria, il responsorio, l'inno, il versetto, il cantico del Vangelo, la litania; e così si termini.