"Voi sarete afflitti, ma la vostra afflizione si cambierà in gioia" (Gv. 16, 20).
Non si tratta di attendere necessariamente grandi afflizioni
La nostra esperienza ci ricorda che è sufficiente che il Signore si nasconda anche per poco al nostro sguardo per sentire smarrimento, per trovarci come pesci strappati al loro ambiente naturale; l'acqua che dà vita, che permette il movimento, che è veicolo di nutrimento e senso dell'esistere
Noi siamo fatti per vivere vicino al Signore, che ci protegge e ci guida giorno dopo giorno verso la pienezza di grazia. Ma il nostro cammino prevede tappe in cui la fede deve maturare in un distacco che possa farci confidare con un cieco amore in Colui che ci dà vita e ci ha promesso una gioia grande. Il Signore in realtà non ci lascia mai soli
non può, ci ama troppo! Si fa presente nel segreto dei nostri cuori, quando siamo raccolti in preghiera o semplicemente contempliamo nel silenzio ciò che Lui mette davanti ai nostri occhi; si fa presente nei fratelli e attraverso di loro ci suggerisce soluzioni sempre nuove per vivere in autentica comunione nel ricercare la Verità che ci fa figli di un unico Padre; si fa presente in situazioni che coinvolgono tutta la Chiesa come corpo composto di membra che attendono ordine e vigore dal Capo
In fondo abbiamo sperimentato in questi giorni cosa significa vivere senza Pastore, sentire il vuoto nel cuore, trepidare nell'attesa che rafforza fede e speranza e infine gioire per sentirsi di nuovo confortati da Pietro che vigila e comunica il messaggio del Signore da secoli, che si addormenta, ma si risveglia sempre per opera dello Spirito per condurre il popolo di Dio verso Cristo. Ogni sofferenza per il Signore è ripagata con una gioia che supera le nostre aspettative; nonostante questa esperienza ripetuta, la nostra umanità si intimorisce di fronte a ciò che non segue i nostri "miseri" piani. È lecito soffrire, ma non è lecito disperare; il Signore sarà sempre con noi, tutti i giorni della nostra vita!
Disse ancora l'Abba Macario: Se volendo rimproverare qualcuno sei indotto alla collera, soddisfi una tua passione; non perdere te stesso per salvare un altro.
IL LAVORO MANUALE QUOTIDIANO In giorno di domenica tutti si dedichino alla lectio, eccetto chi è occupato nei vari servizi. Se poi un fratello è così svogliato e indolente che non voglia o non possa studiare o leggere, gli si dia qualcosa da fare, perché non rimanga in ozio. Ai fratelli infermi o di gracile costituzione si assegni un lavoro o un mestiere tale che non li faccia stare in ozio, ma allo stesso tempo non li opprima con l'eccessiva fatica costringendoli a rinunciarvi; la loro debolezza deve essere tenuta in considerazione dall'abate.