Liturgia della Settimana

preparata dai giovani monaci del monastero di S.Vincenzo Martire, Bassano Romano (VT)  
06 - 12 Marzo 2005
Tempo di Quaresima IV, Colore rosa
Lezionario: Ciclo A, Salterio: sett. 4

Commento alle Letture

Lunedì 07 marzo 2005

«Tuo figlio vive!».

Gesù torna tra la sua gente; Egli, come sempre, nulla lascia di intentato affinché, anche dopo uno sdegnoso rifiuto, sia poi accolto ed ascoltato. E finalmente sgorga la gioia nei suoi compaesani. Egli un giorno pregherà dicendo: "Perché la mia gioia sia in voi e la vostra gioia sia piena". L'incontro personale con Cristo, le sue parole, i suoi prodigi, le verità che egli infonde in noi, la sua stessa persona è sempre per noi fonte di vera gioia. Egli è colui che ci salva, ci libera da nostri mali, ci guarisce nel corpo e nello spirito, è la fonte della vera gioia cristiana. Ci stiamo preparando ad una vera e propria esplosione di gioia; avverrà sul monte, dopo una tragica passione, dopo i tormenti della morte: un sepolcro vuoto e il Vivente che annunzia a tutti la sua pace. "Pace e gioia" è il saluto dei credenti, è un annuncio pasquale, è un atto di fede nel Risorto. Le parole di Gesù: «Tuo figlio vive!», noi le accogliamo in questo giorno, come se fossero rivolte, non tanto al funzionario del Re, ma alla nostra madre chiesa. A lei Cristo sta dando l'annuncio della nostra guarigione, noi ci sentiamo guariti, noi ci vediamo confermati nella fede, rafforzati nella fiducia e nella speranza. Così impariamo ad entrare nella parole di Dio, a sentirci coinvolti e protagonisti: siamo noi i destinatari e i beneficiari dei suoi prodigi, noi ci sentiamo guariti, vivi e pervasi di gioia. C'è tanta tristezza nel nostro mondo, è una gramigna disseminata da satana e per questo il buon seme rischia di restarne soffocato, la fede illanguidita e lo sguardo incollato ad un sepolcro. La fede nella risurrezione viene relegata nell'inconscio ed emergono forti i pensieri di morte che diventano generatori di paure. Gesù per questo ci ripete i motivi della gioia e la certezza della vita.


Apoftegmi - Detti dei Padri

Pregare per gli altri

«Un fratello fece visita ad un anziano che aveva il dono del discernimento e lo supplicò con queste parole: "Prega per me, padre, perché sono debole". L'anziano gli rispose: "Uno dei padri una volta ha detto che chi prende dell'olio in mano per ungere un malato, trae giovamento lui per primo, dall'unzione fatta con le sue mani. Così chi prega per un fratello che soffre, prima ancora che questi ne tragga giovamento, lui stesso ha la sua parte di guadagno, a causa del suo intento di amore. Fratello mio, preghiamo dunque gli uni per gli altri, per essere guariti, perché Dio stesso ce lo ha ordinato attraverso l'apostolo"».


Dalla Regola del nostro Santo Padre Benedetto

IN QUALI TEMPI SI DICE L'ALLELUIA

Dalla santa Pasqua fino a Pentecoste si dica sempre l'Alleluia sia nei salmi che nei responsori; da Pentecoste invece fino all'inizio della Quaresima lo si dica ogni notte soltanto con gli ultimi sei salmi dell'Ufficio notturno. Ogni domenica poi fuori del tempo quaresimale i cantici dell'Ufficio notturno, le Lodi, Prima, Terza, Sesta e Nona si dicano con l'Alleluia; ai Vespri invece non si dica. Ma i responsori non si dicano con l'Alleluia se non da Pasqua a Pentecoste.

Cap.15,1-4.